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Pizzoni (v.v.), Filippo Ceravolo ucciso a colpi di lupara, su una Fiat Punto, ferito Domenico Tassone: faida o vendetta?


L'agguato, si inserisce nella cosiddetta faida dei boschi o rientra in altra ipotesi investigativa? Le condizioni del giovane di Soriano sono,   apparse  gravissime. Uno dei  pallettoni infatti, gli ha sfondato il cranio. Gravi ma meno allarmanti quelle dell'altro ferito. I Carabinieri, per quanto riguarda l'ipotesi investigativa, seguono diverse piste; sebbene la privilegiata sia riconducibile ad un agguato di stampo mafioso, se non ad una faida. Ancora un'imboscata nel Vibonese, a Pizzoni, stavolta  contro un diciannovenne incensurato,   ridotto in fin di vita. Colpito alla testa da alcuni proiettili. mentre si trovava a bordo di una Fiat Punto finita in una scarpata. I   sicarii sono entrati in azione ieri sera intorno alle 22 nei pressi del Calvario alla periferia del  centro vibonese . Il giovane, Filippo Ceravolo, di Soriano, gravemente ferito alla testa da due colpi d'arma da fuoco, presumibilmente pallettoni è stato rinvenuto riverso sull'asfalto, sul ciglio di una scarpata.

CATANZARO,  NON CE L'HA FATTA, IL GIOVANE, FILIPPO CERAVOLO, 19 ANNI, CELIBE, INCENSURATO DI PIZZONI, FERITO A COLPI DI LUPARA ALLA TESTA, RICOVERATO IN CONDIZIONI DISPERATE ALLO JAZZOLINO DI VIBO VALENTIA:FORSE È LA FAIDA DEI BOSCHI. DOVREBBE SPUNTARLA IL FERITO, DOMENICO TASSONE, NOTO ALLE FORZE DI POLIZIA, CHE VIAGGIAVA CON LUI, ENTRAMBI DI SORIANO CALABRO

I Carabinieri della Stazione di Vazzano guidati dal maresciallo Vito Calisto ed i militari, agli ordini del cap. Stefano Esposito Vangone, comandante della Compagnia di Serra San Bruno, hanno localizzato  in un burrone una Fiat Punto, risultata di proprietà di un ventiduenne. Allertati sono intervenuti pure i sanitari del 118, i quali hanno prestato sul posto le prime cure al ferito che è stato poi trasportato al pronto soccorso dell'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia. I medici lo hanno curato e sottoposto alla Tac ma si sono riservati la prognosi di vita
Domenico Salvatore

PIZZONI (V.V.)-L'ennesima sparatoria nelle Serre, ha innestato automaticamente l'ipotesi "Faida dei boschi". Sebbene i Carabinieri della Compagnia di Serra san Bruno  guidata dal capitano Stefano Esposito Vangone, che si muove sotto le direttive del colonnello Daniele Scardecchia comandante provinciale di Vibo Valentia, abbiano orientato le loro indagini a 360 gradi. C'è la supervisione del p.m. di turno, coordinato dal procuratore capo della Repubblica Mario Spagnuolo. Il mortale agguato nella tarda serata del 25 ottobre 2012, nei pressi del Calvario. Un giovane, Filippo Ceravolo, viaggiava a bordo di una Fiat-Punto, quando è stato colpito dalle micidiali scariche di un fucile caricato a pallettoni. I Carabinieri che stanno ricostruendo la dinamico dell'imboscata, vogliono acclarare, se prima della sparatoria, vi sia stato un dialogo fra vittima e killer, degenerato in battibecco ed alterco. Oppure il sicario, abbia teso una vera e propria trappola. Ed ancora, non è chiaro se il giovane nella spericolata manovra sia andato a finire nell'abisso; o se i giustizieri dopo aver scaricato le loro armi contro la vittima, abbiano spinto la macchina nella scarpata. Non vi sono testimoni all'agguato, Posto per assurdo, che in una zona ad alta densità mafiosa, vi sia qualche 'scheggia impazzita' disposta e disponibile a testimoniare in un'aula di Tribunale. Da questa parti l'omertà che cuce le bocche a doppia mandata, per paura di rappresaglie e vendette, regna sovrana. Nemmeno si hanno notizie sulla retata effettuata dalle forze di polizia, intorno al comprensorio, con posti di blocco volanti, controllo dei pregiudicati della zona, loro alibi-orario e stub. Le indagini partono in salita. Se non arriveranno dritte confidenziali o spifferi di qualche pentito. Si parte dai rilievi e dai reperti, poi si va negli uffici a spulciare i faldoni a rovesciare i dossier, a scartabellare nei fascicoli personali. Alla ricerca di un appiglio probatorio.

Nel caso specifico, trattandosi di un incensurato, tuttavia, la cosa si presenta ardua, a dir poco. Viene difficile come più volte detto su queste colonne, e non solo, pensare ad un errore di persone; ad una sparatoria casuale, impulsiva ed istintuale. Si guarda pure alle amicizie pericolose; ai parenti a rischio ecc. S'ipotizza perfino una vendetta personale, per qualche potenziale 'sgarro' ai danni di un notabile della 'ndrangheta. Il Ceravolo è stato rinvenuto riverso sull'asfalto, sul ciglio di una scarpata, nei pressi del Calvario, zona nota a tutti. Nel Vibonese, infuriano diverse faide. La più nota è quella cosiddetta, "Faida dei boschi", dei due mari o della tre province.. Il giovane è originario di Soriano Calabro. Territorio, in mano al cartello dei Loielo-Emanuele-Idà-CiconteLa Faida dei boschi è una faida di 'Ndrangheta scoppiata alla fine degli anni '80 nel territorio montano a cavallo delle Province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria. Due gli schieramenti contrapposti: da un lato i Vallelunga di Serra San Bruno alleati dei Turrà di Guardavalle, dall'altro un vasto cartello, riunito sotto la benedizione del boss di Gioiosa Ionica, Giuseppe Ierinò (detto manigghia), comprendente gli Emanuele detti strazzi di Mongiana, gli Emanuele di Santa Caterina sullo ionio, i Ciconte di Serra San Bruno e i Nardo di Sorianello.Le origini della faida sono però più risalenti. Correva l'anno 1963 quando, in una festa paesana, una lite degenerò e dalle parole si passò ai coltelli. I duellanti non erano due persone comuni ma due capobastone: Bruno Vallelunga, il capo dei viperari, e Salvatore Emanuele, il capo degli Emanuele (strazzi). Nello scontro il Vallelunga ebbe la meglio e sfregiò il volto al suo rivale, che tuttavia 14 anni dopo uccise in un agguato il capo dei viperari. La risposta dei Vallelunga fu rapida: il 28 marzo 1978 Salvatore Emanuele venne ucciso nei pressi della sua abitazione. Per l'omicidio fu condannato Cosimo Vallelunga, il nipote del defunto Bruno.

Lo scoppio della faida avvenne a seguito dell'omicidio di Cosimo Vallelunga, avvenuto il 17 agosto 1988. Anche qui la vendetta dei viperari non si fece attendere a lungo: nelle settimane successive cadranno Pasquale e Bruno Emanuele, rispettivamente capi degli Emanuele di Santa Caterina e di Mongiana. Lo scontro fu oltremodo cruento: in meno di due anni vi furono più di venti omicidi. Da una parte caddero Felice Turrà, personaggio di primissimo piano nel clan Vallelunga-Turrà, e i coniugi Salvatore Turrà e Carmela Chiera. Dall'altra caddero Fausto Ciconte e Pasquale Nardo, i boss delle rispettive famiglie. Con l'omicidio di Pasquale Nardo e la contestuale eliminazione di tutti i capi dello schieramento contrario, i Vallelunga sancirono la loro vittoria. Tutto ciò è stato rivelato dal pentito Pasquale Turrà, che ha accusato i suoi stessi fratelli di decine di omicidi e che fu ucciso e decapitato barbaramente nel 1998 in frazione Elce della Vecchia di Guardavalle .Nuova Faida dei boschi.La "Nuova Faida dei boschi" è una guerra di 'ndrangheta scoppiata all'indomani dell'omicidio di Damiano Vallelunga, il boss dei viperari, trucidato a Riace il 27 settembre 2009.I prodromi della guerra risalgono alla scissione all'interno del potente locale di Guardavalle, che vide contrapporsi i Gallace e i Novella fino ad allora alleati e che aveva favorito il sorgere di un nuovo locale di 'ndrangheta nel soveratese, sorto sotto la benedizione del boss Carmelo Novella e in aperto contrasto con i Gallace. Costretto il Novella a riparare in Lombardia (dove comunque sarà ucciso nel 2008), sarà il boss Damiano Vallelunga a prendere sotto la sua egida protettiva il locale di Soverato e a rappresentare, visto il suo prestigio criminale, un ostacolo insormontabile per i clan dell'alto ionio reggino.

Secondo le dichiarazioni del pentito Belnome, la morte di Damiano Vallelunga fu decisa da Vincenzo Gallace, Cosimo Leuzzi e Andrea Ruga. I tre boss, però, non volevano rischiare di essere coinvolti in una guerra aperta contro i Vallelunga. Per tale motivo fu ordita da Cosimo Leuzzi una classica tragedia di 'ndrangheta facendo ricadere la colpa della morte del capo dei viperari sul cugino di questo, Giovanni Vallelonga, il padrino di Caulonia, sul quale sarebbe piombata la prevedibile vendetta dei familiari del boss Damiano .La morte del capo dei viperari ha fatto saltare gli equilibri criminali dell'intera area, facendo emergere dissidi fino ad allora sopiti, come quello tra i Bruno e i Catroppa di Vallefiorita, e dando origine a due guerre: una sul mare, dove si contrappongono i Sia-Procopio-Lentini ai Todaro-Chiefari (referenti dei Gallace nel soveratese), e una fra i monti, dove i Vallelunga sono contrapposti ai Ruga-Leuzzi-Vallelonga.La guerra nel soveratese è stata molto cruenta e ha visto cadere, tra gli altri, Giuseppe Todaro, Vittorio Sia, Agostino Procopio e i cugini Pietro e Domenico Chiefari. La pronta reazione delle forze dell'ordine, che con le operazioni Showdown e Showdown 2 hanno azzerato il sodalizio Sia-Procopio-Lentini, ha messo fine alle ostilità.La guerra tra i monti ha visto cadere Giovanni Vallelonga sotto la furia vendicatrice dei viperari.

Perderanno la vita anche Mario Petrolo, personaggio di spicco del clan Vallelonga e parente di Giovanni, e Salvatore Vallelunga, fratello di Damiano. L'intervento del boss lombardo Cosimo Vallelonga, parente comune, ha determinato una tregua armata , sebbene all'alba dell'1 agosto 2011 Agostino Vallelonga, il figlio di Giovanni, sia stato vittima di un tentato omicidio nel Comune di Serra San Bruno . L'Operazione confine, che nell'agosto 2012 ha disarticolato il cartello Ruga-Leuzzi-Vallelonga, ha fatto cessare anche la guerra tra i boschi .Elenco degli eventi.Il 27 settembre 2009 viene ucciso a Riace, davanti alla chiesa di San Cosimo e San Damiano, da due persone, Damiano Vallelunga, presunto boss.Il 3 novembre 2009 vengono arrestati i cugini di Damiano Vallelunga, Salvatore e Cosimo Vallelunga, quest'ultimo giudicato colpevole di estorsione ed omicidio.Il 21 aprile 2010 viene ucciso in zona Ferdinandea a Stilo, Giovanni Vallelonga, presunto esponente di spicco dei Metastasio di Stilo (località caldarella) residente a Campoli (frazione di Caulonia).Il 22 aprile 2010 viene ucciso, con sessanta colpi di kalashnikov, Vittorio Sia, mentre si trovava su uno scooter. Era già sfuggito un mese prima ad un attentato. Il 16 Maggio 2010 l'agguato a Giovanni Bruno (42 anni) Boss di Vallefiorita, ucciso a colpi di pistola (a distanza ravvicinata) e morto durante il trasporto in ospedale. L'11 giugno 2010 vengono uccisi i gemelli Nicola e Vito Grattà a Gagliato in risposta all'omicidio di Vittorio Sia. Il 15 giugno 2010 il boscaiolo venticinquenne, originario di Isca sullo Ionio, Santo Procopio subisce un attentato nei boschi di Brognaturo, che ne aveva già subito uno a gennaio di quest'anno.

Sempre lo stesso giorno, forse in risposta all'attentato, in una zona boschiva tra Brognaturo e Guardavalle viene ucciso Salvatore Vallelunga, fratello del boss Damiano.Il 19 giugno 2010 viene gambizzato a Monasterace Enzo Cavallaro.Il 23 giugno 2010 viene arrestato Maurizio Tripodi, reggente della cosca dopo l'omicidio del capobastone Vittorio Sia. Il 2 luglio 2010, viene arrestato Alberto Sia, figlio del boss Vittorio Sia, con l'accusa di essere il mandante dell'assassinio dei gemelli Grattà. Il 23 luglio 2010 viene ucciso a San Sostene Agostino Procopio, figlio del presunto boss Fiorito Procopio.Il 23 agosto 2010 viene ucciso in spiaggia a Soverato, davanti a una folla di bagnanti, Ferdinando Rombolà, pregiudicato. La crudeltà del delitto ha attirato l'attenzione dei media nazionali e ha destato scalpore nell'opinione pubblica. L'agguato s'inserisce nella faida sanguinosa che da due anni interessa l'area del soveratese e che ha portato all'omicidio di Vittorio Sia.Il 28 agosto 2010 viene ucciso a Palermiti Rocco Catroppa (38 anni) durante la festa patronale con due colpi di pistola sparati al capo. L'omicidio è avvenuto davanti al figlio di dieci anni. Il 13 gennaio 2011 viene trovato morto Andrea Ruga. In un primo momento si pensa ad un infarto, successivamente, in seguito ad un esame autoptico, si è appurato che la morte è sopraggiunta in seguito ad un'aggressione effettuata da più persone. Il 5 febbraio 2011 il presunto boss di Davoli, Fiorito Procopio, viene ferito ad un braccio dopo un agguato di stampo mafioso.

Il 15 dicembre 2011 Operazione di polizia Showdown contro le 'ndrine Sia-Procopio-Tripodi che fa luce sulla faida in atto dal 2008. Il 19 luglio 2012 viene arrestato a Montepaone Pannia Salvatore, imprenditore, ritenuto responsabile del reato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose, e presumibilmente affiliato alla cosca Sia-Procopio-Tripodi, i proventi delle estorsioni sarebbero serviti al sostentamento dei maggiori esponenti del locale di 'Ndrangheta di Soverato, già detenuti in carcere a seguito delle operazioni Showdown e Showdown 2. All'interno dell'abitazione del Pannia, oltre che ad una statua replica di quella del Santuario della Madonna di Polsi, vi era un quadro raffigurante i volti di Vittorio Sia, Damiano e Salvatore Vallelunga e Agostino Procopio, tutti deceduti nella Nuova Faida dei boschi. L'8 agosto 2012 vengono arrestate dai Carabinieri 16 persone del sodalizio Leuzzi-Ruga-Vallelonga di Monasterace, Stilo, Riace e Stignano e della Locale di Caulonia accusati di associazione mafiosa, di cui alcuni accusati di omicidio nei confronti di Damiano Vallelunga e tentato omicidio ai danni di Enzo Cavallaro, azioni intraprese nella cosiddetta Nuova Faida dei boschi. Il sindaco di Pizzoni Francesco Garisto, si guarda intorno smarrito. Il suo comune è stato sempre fuori mischia; sebbene  le isole felici, non esistano più.  L'articolo è stato aggiornato con le ultime fu8neste notizie, provenienti dall'ospedale di Vibo Valentia. Non dovrebbe correre pericolo di vita invece Domenico Tassone, forse il vero bersaglio del commando mafioso. Domenico Salvatore 

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