Reggio Calabria, 21.10.2012 - "Noto con soddisfazione che nel decreto
anticorruzione in corso di approvazione in Parlamento, è stata
inserita l'idea della 'white list' che in Calabria è stata introdotta
con una legge approvata all'unanimità dal Consiglio regionale dopo
che la Commissione da me presieduta, su proposta del presidente
Scopelliti, l'ha esaminata favorevolmente".
Lo afferma il presidente della Commissione regionale contro la
'ndrangheta Salvatore Magarò, che aggiunge: "Segnalo, inoltre, con
altrettanta soddisfazione, l'inserimento, nello stesso decreto, di un
codice etico di comportamento dei dipendenti delle pubbliche
amministrazioni, identico nella ratio a quello da noi voluto,
secondo cui coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non
passata in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione
non possono fare parte di commissioni giudicatrici, non possono essere
assegnati agli uffici che gestiscono risorse finanziarie e non possono
fare parte delle commissioni per la scelta del contraente negli
appalti pubblici".
Ad avviso di Magarò, si tratta di "strumenti formidabili per
affermare la legalità. Personalmente, mi compiaccio per la scelta del
Governo, anche perché sono idee su cui in Calabria la Commissione
insiste da tempo. Fin da quando ci recammo a Milano, ricevuti dal
Consiglio regionale Lombardo, con cui s'era avviata un'azione volta a
creare sinergie per tutelare la pubblica amministrazione da
inquinamenti d'ogni tipo, anzitutto attraverso il varo di una
legislazione ad hoc. Circa la prima norma - argomenta Magarò - l'idea
è semplice, ma cruciale: si tratta della creazione di un codice etico
per tutte le imprese che offrono servizi o fornitura di beni e di cose
nei confronti della Regione. All'interno di questo codice, occorre
prevedere la possibilità di identificare un comportamento eticamente
corretto da parte degli amministratori e degli organi dirigenti delle
imprese che svolgono servizi per la Regione. Ricordo che abbiamo
insistito sulla creazione di 'white list' all'interno delle
Prefetture, così da avere delle imprese in qualche modo 'verificate'
nella loro limpidezza, per poter i svolgere attività con la Pubblica
amministrazione. Il tema è stato, ancora, riproposto in Commissione
durante l'audizione del presidente dell'Ance Francesco Cava, quando
l'idea è stata rilanciata, trovando il consenso del rappresentante
delle imprese edili, a garanzia della legalità e della trasparenza e
contro le infiltrazioni mafiose in un comparto fortemente a rischio".
Circa la seconda fattispecie, "voglio ricordare – spiega il presidente
Magarò - che a maggio del 2009 riuscii a fare approvare una norma
analoga, inserendola come emendamento nella legge finanziaria
regionale. Di questo tenore: coloro che, nominati o incaricati dalla
Regione Calabria per l'esercizio di funzioni dirigenziali presso
aziende, enti, istituzioni o altri organismi attraverso i quali si
esplicano, a livello regionale o sub regionale, le funzioni di
competenza, abbiano determinato o contribuito a determinare stati di
accertato disavanzo finanziario o gestionale, per legge non potranno
più ricoprire incarichi, a qualsiasi titolo, per conto della Regione
stessa. Una norma che, vietando l'assegnazione di incarichi, da parte
della Regione Calabria, a quei consulenti esterni che, per
incompetenza o cattiva condotta, abbiano causato guasti, inefficienze,
perdite economiche alla pubblica amministrazione, intende favorire i
dirigenti più capaci e meritevoli, mettendo alla porta coloro che si
ritrovano ad occupare postazioni di potere non per capacità ma solo
perché espressione di un partito".
Ancora Magarò: "Né la Commissione ha mai sottaciuto la gravità
dell'inquinamento delle candidature. Tant'è che nel sottoscrivere il
Codice etico di autoregolamentazione, proposto dalla Commissione e
votato dal Consiglio regionale, abbiamo investito direttamente
partiti, politica e politici con l'obiettivo di rendere più rigorosa
la scelta dei soggetti da inserire nelle liste elettorali, nel quadro
di un processo volto alla formazione e alla selezione di classi
dirigenti a livello regionale e locale e scongiurare il pericolo
sociale di veicolare all'interno della competizione elettorale prima,
e dell'area di amministrazione pubblica poi, interessi connessi alla
'ndrangheta. In tal senso, magistratura e forze di polizia rimangono
sempre centrali nella lotta alla criminalità mafiosa, ma noi, per
parte nostra, vogliamo contribuire ad impedire alle mele marce di
inquinare la buona politica. La ndrangheta ha appiccicato addosso alla
Calabria la nomea di terra di appestati, senza diritti e doveri. Ma
noi abbiamo codificato comportamenti atti a scongiurare che una classe
dirigente possa favorire interessi connessi alla 'ndrangheta ed in
questa direzione sono stati chiamati, tutti gli attori della politica
e della società civile, a rispettare regole certe nella selezione dei
gruppi dirigenti, contro il clientelismo, per affermare verità,
giustizia e moralità, che sono il vero fondamento della democrazia.
Qualcuno potrà sempre dire: troppo poco, rispetto alla gravità del
contesto calabrese, sia pure: ma nessuno può minimamente mettere in
discussione la passione che sui temi della legalità ha animato ed
anima sia il sottoscritto che tutti i membri della Commissione. C'è
tanto da fare, è vero, ma occorre anche evitare di vedere tutto buio;
e sarebbe tempo d'interrogarsi su cosa, ciascuno di noi, deve e può
fare per evitare che la Calabria diventi il capro espiatorio di un
Paese in grande affanno".
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Luigi Palamara
Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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