Dal 14 giugno l'Antitrust tornerà a occuparsi di pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette. L'ha deciso un decreto della Presidenza del Consiglio, a febbraio, che recepisce la direttiva europea 2011/83/UE sui nuovi diritti dei consumatori. Dal primo agosto questa competenza era invece passata all'Agcom (dopo una sentenza del Tar del Lazio). L'Antitrust riprenderà quindi in mano anche tanti fascicoli di denuncia da parte dei consumatori che sono stati truffati da chi vende con l'inganno loghi, suonerie o altri servizi su cellulare. È stata una materia per cui l'Autorità ha erogato molte multe, storicamente, contro le aziende in questione e a volte anche contro gli operatori telefonici che giudicava loro complici nella truffa.
Questa fase di interregno, degli ultimi sei mesi, in cui la competenza delle multe è stata di Agcom ha provocato lungaggini nell'attività di vigilanza e una certa incertezza del diritto, secondo quanto più volte segnalato da Altroconsumo. Certo è che i servizi truffa non si sono certo presi una pausa, negli ultimi tempi; anzi. Lo dimostrano le tante lettere giunte in redazione, da persone che si sono trovate con la scheda prepagata prosciugata o con super bollette, per colpa di servizi mai (consapevolmente) richiesti.
Possiamo quindi dire che sono tre le principali categorie di truffe. Tutte finiscono nello stesso modo: ci attivano un servizio e cominciano a spillarci soldi, di solito dopo un sibillino avviso che ci arriva via sms da parte di un numero sconosciuto. A cambiare è il modo in cui cominciano e con cui traggono in inganno il consumatore.
La truffa via internet mobile su smartphone
È il fenomeno che sta crescendo di più, visto che sempre più persone navigano con smartphone e hanno attive connessioni internet mobile. Succede così: involontariamente si digita su una pubblicità, che può apparire su un sito qualsiasi, e ci si ritrova abbonati a un servizio da 5 euro a settimana (per ricevere suonerie, mp3, wallpaper, video…). Per l'azienda che lo offre, quel semplice clic (che, come sappiamo, su touchscreen può avvenire anche quando lo smartphone è in tasca) vale come sottoscrizione di un
di di un contratto. Ma davvero basta così poco per firmarne uno, secondo la legge italiana? In effetti no, perché le aziende dovrebbero provare di aver ottenuto un consenso consapevole da parte dell'utente. Cosa che evidentemente non possono fare, quando il clic è involontario. È quanto si legge nella delibera 135/12/CONS di Agcom, che multa Tim per il servizio Funny.tv (offerto dall'azienda Acotel), attivato a un utente. Funny.tv è il servizio di cui si legge più spesso, sul web, tra quelli attivabili via internet mobile (via wap, esattamente). Numerose sono le proteste degli utenti e gli allarmi da parte delle associazioni dei consumatori.
Possiamo quindi dire che sono tre le principali categorie di truffe. Tutte finiscono nello stesso modo: ci attivano un servizio e cominciano a spillarci soldi, di solito dopo un sibillino avviso che ci arriva via sms da parte di un numero sconosciuto. A cambiare è il modo in cui cominciano e con cui traggono in inganno il consumatore.
Truffa tramite concorso televisivo o su giornale
Vedi un concorso tivù, con domande molto facili e l'offerta di un premio per chi indovina. La risposta va mandata via sms, ma così si viene iscritti a un servizio di loghi e suonerie da 24 euro al mese. E il premio? Era solo la possibilità di partecipare a un'estrazione finale. Così funzionava SuperQuiz, dell'azienda David2. L'Antitrust ha chiesto di bloccarlo, a fine 2012. Motivo, "lo spot mandato in onda è in grado di indurre in errore il consumatore, convinto di partecipare al concorso a premi "SuperQuiz", inviando la risposta giusta ad una domanda semplice con un sms. Con il messaggino, in realtà, il consumatore aderisce al servizio in abbonamento denominato "allyoucan", per l'acquisto di prodotti digitali al costo di 24,20 euro mensili, da pagare con l'automatica decurtazione del credito telefonico del consumatore stesso", a quanto si legge in una nota dell'Antitrust.
È solo un esempio: spot e "concorsoni" ingannevoli affollano ancora i canali del digitale terrestre. Una variante più classica è mettere una pubblicità, di servizi di loghi e suonerie o di un concorso a premi, su giornali rivolti al pubblico di teenager. Bisogna mandare un sms per iscriversi e così si comincia a subire la decurtazione del credito. Sono pratiche spesso giudicate ingannevoli dall'Antitrust perché il costo e/o le caratteristiche del servizio erano scritte in piccolo. Non si diceva che la partecipazione al concorso comportava un abbonamento; oppure si offriva una suoneria gratis senza specificare che le altre sarebbero state a pagamento.
Truffa tramite sondaggio o altro servizio sul web
È meno frequente, ma è un altro canale utilizzabile per accalappiare l'utente. Gli si offre un sondaggio, un test o un qualunque altro servizio carino in cui si deve inserire il proprio numero di cellulare. Magari con la promessa di ricevere via sms il responso del test, per esempio. Solo in piccolo, da qualche parte sul sito, è possibile leggere che inserire il proprio numero equivale ad accettare l'abbonamento. Riferisce Luca all'Associazione difesa dei consumatori: «Partecipando a un sondaggio su Facebook, ho inserito il numero del cellulare e subito ho cominciato ricevere strani sms. Dopo due mesi mi sono accorto della sottrazione di 50 euro dalla ricarica».
Come difendersi dalle truffe che sottraggono soldi dal cellulare
Il primo consiglio è imparare una regola fondamentale: non mandiamo sms a concorsi o ad altri servizi che non siano di indubbia fama o notorietà. Non scriviamo con leggerezza il nostro numero di cellulare sul web: facciamolo solo se chi ce lo chiede è un soggetto familiare e affidabile. Contro gli abbonamenti che scattano con un clic involontario sulla pubblicità, invece, la difesa è più difficile: può scattare solo in un secondo momento. Tutti questi servizi truffa infatti mandano un sms per confermare l'attivazione dell'abbonamento. Possono essere anche testi sibillini, che non dicano insomma "ora sei abbonato e pagherai tot", ma più probabilmente "ecco un video, suoneria, logo eccetera". Questi messaggi devono farci scattare un allarme. Non basta cancellarli, per fermare l'addebito. Dobbiamo per prima cosa disiscriverci dal servizio. Come? Facciamo una ricerca sul web con il numero del mittente per capire di che si tratta. Al solito si tratterà di mandare un sms con il testo "STOP" a un certo numero (variabile a seconda dell'azienda e del servizio in questione). Se abbiamo già cominciato a subire un danno economico, possiamo provare a ottenere un rimborso, denunciando il fatto all'Agcom e all'Antitrust oppure rivolgendoci a un'associazione dei di Alessandro Longo - Il Sole 24 Ore - 18 febbraio 2014
Questa fase di interregno, degli ultimi sei mesi, in cui la competenza delle multe è stata di Agcom ha provocato lungaggini nell'attività di vigilanza e una certa incertezza del diritto, secondo quanto più volte segnalato da Altroconsumo. Certo è che i servizi truffa non si sono certo presi una pausa, negli ultimi tempi; anzi. Lo dimostrano le tante lettere giunte in redazione, da persone che si sono trovate con la scheda prepagata prosciugata o con super bollette, per colpa di servizi mai (consapevolmente) richiesti.
Possiamo quindi dire che sono tre le principali categorie di truffe. Tutte finiscono nello stesso modo: ci attivano un servizio e cominciano a spillarci soldi, di solito dopo un sibillino avviso che ci arriva via sms da parte di un numero sconosciuto. A cambiare è il modo in cui cominciano e con cui traggono in inganno il consumatore.
La truffa via internet mobile su smartphone
È il fenomeno che sta crescendo di più, visto che sempre più persone navigano con smartphone e hanno attive connessioni internet mobile. Succede così: involontariamente si digita su una pubblicità, che può apparire su un sito qualsiasi, e ci si ritrova abbonati a un servizio da 5 euro a settimana (per ricevere suonerie, mp3, wallpaper, video…). Per l'azienda che lo offre, quel semplice clic (che, come sappiamo, su touchscreen può avvenire anche quando lo smartphone è in tasca) vale come sottoscrizione di un
di di un contratto. Ma davvero basta così poco per firmarne uno, secondo la legge italiana? In effetti no, perché le aziende dovrebbero provare di aver ottenuto un consenso consapevole da parte dell'utente. Cosa che evidentemente non possono fare, quando il clic è involontario. È quanto si legge nella delibera 135/12/CONS di Agcom, che multa Tim per il servizio Funny.tv (offerto dall'azienda Acotel), attivato a un utente. Funny.tv è il servizio di cui si legge più spesso, sul web, tra quelli attivabili via internet mobile (via wap, esattamente). Numerose sono le proteste degli utenti e gli allarmi da parte delle associazioni dei consumatori.
Possiamo quindi dire che sono tre le principali categorie di truffe. Tutte finiscono nello stesso modo: ci attivano un servizio e cominciano a spillarci soldi, di solito dopo un sibillino avviso che ci arriva via sms da parte di un numero sconosciuto. A cambiare è il modo in cui cominciano e con cui traggono in inganno il consumatore.
Truffa tramite concorso televisivo o su giornale
Vedi un concorso tivù, con domande molto facili e l'offerta di un premio per chi indovina. La risposta va mandata via sms, ma così si viene iscritti a un servizio di loghi e suonerie da 24 euro al mese. E il premio? Era solo la possibilità di partecipare a un'estrazione finale. Così funzionava SuperQuiz, dell'azienda David2. L'Antitrust ha chiesto di bloccarlo, a fine 2012. Motivo, "lo spot mandato in onda è in grado di indurre in errore il consumatore, convinto di partecipare al concorso a premi "SuperQuiz", inviando la risposta giusta ad una domanda semplice con un sms. Con il messaggino, in realtà, il consumatore aderisce al servizio in abbonamento denominato "allyoucan", per l'acquisto di prodotti digitali al costo di 24,20 euro mensili, da pagare con l'automatica decurtazione del credito telefonico del consumatore stesso", a quanto si legge in una nota dell'Antitrust.
È solo un esempio: spot e "concorsoni" ingannevoli affollano ancora i canali del digitale terrestre. Una variante più classica è mettere una pubblicità, di servizi di loghi e suonerie o di un concorso a premi, su giornali rivolti al pubblico di teenager. Bisogna mandare un sms per iscriversi e così si comincia a subire la decurtazione del credito. Sono pratiche spesso giudicate ingannevoli dall'Antitrust perché il costo e/o le caratteristiche del servizio erano scritte in piccolo. Non si diceva che la partecipazione al concorso comportava un abbonamento; oppure si offriva una suoneria gratis senza specificare che le altre sarebbero state a pagamento.
Truffa tramite sondaggio o altro servizio sul web
È meno frequente, ma è un altro canale utilizzabile per accalappiare l'utente. Gli si offre un sondaggio, un test o un qualunque altro servizio carino in cui si deve inserire il proprio numero di cellulare. Magari con la promessa di ricevere via sms il responso del test, per esempio. Solo in piccolo, da qualche parte sul sito, è possibile leggere che inserire il proprio numero equivale ad accettare l'abbonamento. Riferisce Luca all'Associazione difesa dei consumatori: «Partecipando a un sondaggio su Facebook, ho inserito il numero del cellulare e subito ho cominciato ricevere strani sms. Dopo due mesi mi sono accorto della sottrazione di 50 euro dalla ricarica».
Come difendersi dalle truffe che sottraggono soldi dal cellulare
Il primo consiglio è imparare una regola fondamentale: non mandiamo sms a concorsi o ad altri servizi che non siano di indubbia fama o notorietà. Non scriviamo con leggerezza il nostro numero di cellulare sul web: facciamolo solo se chi ce lo chiede è un soggetto familiare e affidabile. Contro gli abbonamenti che scattano con un clic involontario sulla pubblicità, invece, la difesa è più difficile: può scattare solo in un secondo momento. Tutti questi servizi truffa infatti mandano un sms per confermare l'attivazione dell'abbonamento. Possono essere anche testi sibillini, che non dicano insomma "ora sei abbonato e pagherai tot", ma più probabilmente "ecco un video, suoneria, logo eccetera". Questi messaggi devono farci scattare un allarme. Non basta cancellarli, per fermare l'addebito. Dobbiamo per prima cosa disiscriverci dal servizio. Come? Facciamo una ricerca sul web con il numero del mittente per capire di che si tratta. Al solito si tratterà di mandare un sms con il testo "STOP" a un certo numero (variabile a seconda dell'azienda e del servizio in questione). Se abbiamo già cominciato a subire un danno economico, possiamo provare a ottenere un rimborso, denunciando il fatto all'Agcom e all'Antitrust oppure rivolgendoci a un'associazione dei di Alessandro Longo - Il Sole 24 Ore - 18 febbraio 2014

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