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Niccolò ucciso fra i ragazzi che filmavano, il padre: «Non posso guardare quel video»

Lloret de Mar, chiusa la discoteca del pestaggio. In cella solo il ceceno che ha dato il calcio mortale

Lloret de Mar (Spagna) - È rimasto acceso solo l’enorme neon con la scritta St. Trop’ in rosso. Alle 5 del pomeriggio la polizia municipale ha messo i sigilli alla discoteca dove nella notte tra venerdì e sabato è stato massacrato Niccolò Ciatti, 22 anni compiuti da appena un mese. Si indaga anche sul locale, se è vero, come stanno verificando gli inquirenti, che quella sera c’erano solo nove uomini della sicurezza a controllare oltre duemila ragazzi. Anche per questo i tre ceceni che sono stati fermati con l’accusa di omicidio hanno potuto colpire e andare via senza problemi. Lunedì, per uno di loro, quello che ha dato il calcio mortale al volto di Niccolò già a terra, è stato confermato il carcere, gli altri sono stati liberati e possono rientrare in Francia dove vivono come richiedenti asilo.

Aggressione brutale
Gli amici che in quel momento erano con Niccolò hanno spiegato subito alla polizia che era stata un’aggressione brutale, senza motivo, forse uno spintone nella calca. «Sembrava un ring» hanno detto. Era molto peggio. Le immagini delle telecamere interne mostrano come Niccolò sia stato percosso selvaggiamente sotto gli occhi di centinaia di ragazzi, come dentro un’arena bestiale e indegna. Viene colpito con pugni e calci, cade, le spalle a terra, le gambe appena piegate, forse ha già perso i sensi. È a questo punto che un calcio lo raggiunge al volto, uno degli amici prova a sollevarlo, mentre i tre continuano indisturbati. Non ci sono agenti, né buttafuori, gli altri ragazzi si sono allargati a cerchio, alcuni filmano con i cellulari, nessuno interviene.


«Non riesco a vedere il video»
Un padre non dovrebbe mai sopravvivere al figlio, per Luigi Ciatti il destino è stato ancora più crudele. «Ho visto la metà di quel video terribile, non sono riuscito a vederlo tutto. Mi ero ripromesso di non farlo guardare a mia moglie ma lei lo ha già visto». Sabato quando hanno saputo che la vita di loro figlio era appesa a un filo in un ospedale di Girona, sono partiti in auto da Scandicci sperando in un miracolo. Niccolò non si è mai più ripreso, è morto domenica mattina. «Non sono esseri umani ma bestie, lo hanno ammazzato come un sacco di patate, neanche un cane si merita una fine così».
Discoteca stracolma
Ma la morte di Niccolò è qualcosa di più che un pestaggio folle e senza ragione, se mai può averla una lite tra ragazzi. Filippo Verniani, amico da sempre, era accanto a lui e l’ha visto soccombere sotto i colpi di quei balordi. «Nessuno li ha fermati, nessuno ci ha aiutato nemmeno a sollevare il corpo e portarlo fuori, dove dopo mezz’ora è arrivata l’ambulanza». L’aggressione non è avvenuta in strada, ma in una discoteca stracolma. «Tutti sono stati a guardare impotenti — si dispera il padre —. Forse qualcuno poteva risparmiargli quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l’hanno ammazzato».
Non ha potuto difendersi
Non è stato così. Niccolò, un metro e 90, allenato, appassionato di boxe, non ha potuto difendersi di fronte a chi probabilmente voleva solo far del male. «Il mio gigante buono. Per me Niccolò è come l’ossigeno, senza mi sento soffocare» ha scritto su Instagram la sua fidanzata Ilaria. Avevano programmato di andare a convivere a settembre, contava i giorni perché dovevano partire insieme per una vacanza. Sabato l’ha raggiunto di corsa in Spagna, per vederlo l’ultima volta. Per guadagnare qualcosa, Niccolò dava una mano alla zia che gestisce un banco di ortofrutta al mercato centrale di Firenze. Lunedì, accanto alla scritta «chiuso per grave lutto», hanno appoggiato dei fiori per non dimenticarlo. Anche il sindaco di Lloret de Mar, Jaume Dulsat, ha promesso di non farlo e che si costituirà parte civile nel processo. Nino Gómez, invece, il rappresentate dell’associazione locale di bar e ristoranti, assicura che è stato «solo un incidente isolato». È la vigilia di Ferragosto, i ragazzi arrivano al St. Trop’ e lo trovano sbarrato. Proseguono, poco più avanti ci sono il Tropics o il Revolution. La movida riparte, come ogni notte.

“La cosa triste è che tutti sono stati a guardare impotenti. Forse qualcuno intervenendo poteva evitare quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l’hanno ammazzato”. Il padre di Niccolò Ciatti, il ragazzo pestato a morte a Lloret de Mar, parla al Tg1 e racconta del dolore nel vedere il filmato diffuso da El Periodico nel quale si vedono alcuni istanti dell’aggressione costata la vita a suo figlio, 22 anni, fruttivendolo a Firenze. I ragazzi che ballano e si divertono in pista, ad un certo punto i tre coetanei russi che prendono a pugni e poi a calci in testa il giovane. Il pestaggio continua mentre intorno le gente si rende conto di quello che accade e comincia ad allarmarsi, ma nessuno interviene.

“Sono bestie” – Il tutto ripreso dalle telecamere della discoteca Sant Trop di Lloret de Mar, sulla Costa Brava in Spagna e filmato anche da alcuni ragazzi con gli smartphone. “Non sono essere umani ma bestie che hanno ammazzato mio figlio come un sacco di patate, non posso dire neanche come un cane perché neanche un cane si merita una fine così”, ha aggiunto il padre al Tg1. Il ragazzo è morto nell’ospedale Josep Trueta di Girona, meno di 24 ore dopo essere stato soccorso. Mentre i tre aggressori di 20, 24 e 26 anni di nazionalità russa, originari della Cecenia, sono stati fermati: sono accusati di omicidio.

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