OPERAZIONE
“ANTIBES”
Alle prime ore della
mattinata odierna, a conclusione di articolate indagini coordinate dalla
Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio
Calabria, gli investigatori della locale Squadra Mobile e dell’aliquota della
Polizia di Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria hanno eseguito 16 fermi
di indiziato di delitto nei
confronti dei seguenti soggetti aderenti
o contigui alla locale di ‘ndrangheta
della frazione Pellaro di Reggio Calabria:
1)
FRANCO
Paolo, nato a Reggio Calabria il 26.05.1979, per associazione mafiosa;
2)
CICCIÙ
Vincenzo, nato a Reggio Calabria il 31.10.1963, per associazione mafiosa;
3)
MONTALTO
Cosmo nato a Reggio Calabria il 28.12.1971, per associazione mafiosa;
4)
DASCOLA
Nicola Domenico, nato a Reggio Calabria il 19.04.1970, per associazione mafiosa;
5)
PAVONE
Alessandro, nato a Reggio Calabria il 09.08.1978, per associazione mafiosa;
6)
DATTOLA
Alfredo, nato a Reggio Calabria il 21.05.1952, per associazione mafiosa;
7)
OLIVA
Filippo nato a Reggio Calabria il 12.01.1953, per associazione mafiosa;
8)
OLIVA
Giuseppe, nato a Reggio Calabria il 9.01.1949, per associazione mafiosa;
9)
FRANCO
Antonio Giuseppe nato a Reggio Calabria l’11.07.1944, per associazione mafiosa;
10) COZZUPOLI Natale nato a
Reggio Calabria il 19.05.1945, per associazione mafiosa;
11)
CUZZUCOLI
Francesco nato a Reggio Calabria il 24.07.1946, per associazione mafiosa;
12) PAVONE Fortunato, nato a
Reggio Calabria il 3.02.1941, per associazione mafiosa;
13) AMBROGIO Antonino, nato
a Montebello Jonico (RC) il 19.02.1975, per procurata inosservanza di pena ed estorsione (consumata e tentata) aggravate
dalle modalità mafiose;
14) AMBROGIO Domenico, nato
a Montebello Jonico (RC) il 28.01.1974, per
tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose;
15) AMBROGIO Davide, nato a Melito
Porto Salvo (RC) il 22.08.1978, per tentata
estorsione aggravata dalle modalità mafiose;
16) AMBROGIO Demetrio, nato
a Montebello Jonico (RC) il 13.03.1973, per
estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
I fermi nei confronti dei primi 12 soggetti sono
stati eseguiti dalla Squadra Mobile, gli altri dall’aliquota della Polizia di
Stato della Sezione di P.G.
Nello stesso contesto
operativo, sono stati eseguiti alcuni decreti di perquisizione emessi dalla D.D.A.
nei confronti di altri indagati.
Le indagini, avviate dalla Squadra Mobile nel
2012, con l’ausilio di numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e
videoriprese, accompagnate da numerosi servizi di pedinamento ed osservazione, consentivano
di catturare ad Antibes, in Francia, in data 07.11.2013, e di
estradare successivamente in Italia, il latitante FRANCO Giovanni[1],
esponente di vertice della locale di ‘ndrangheta attiva nella frazione Pellaro
di Reggio Calabria, condannato in via definitiva alla pena di 11 anni e 4 mesi di
reclusione, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti.
FRANCO Giovanni era stato condannato in passato
per emissione di assegni a vuoto, ricettazione, evasione, falsi in genere,
porto abusivo e detenzione d’armi, favoreggiamento ed estorsione. Alcuni pentiti storici reggini lo avevano indicato come esponente di rilievo della ‘ndrangheta di Pellaro.
Come detto, venne
arrestato ad Antibes, città
rivierasca della costa Azzurra (da cui prende il nome l’operazione) il 7
novembre 2013, nel corso di un’operazione congiunta della Squadra Mobile di
Reggio Calabria e della Polizia Francese, con il coordinamento del Servizio
Centrale Operativo e del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia.
Alla localizzazione del
ricercato si giunse grazie al lavoro svolto dagli investigatori della Polizia
di Stato di Reggio Calabria che da tempo conducevano alacri indagini supportate
da una mole impressionante di intercettazioni telefoniche, ambientali e video
disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nonché da molteplici servizi
di pedinamento ed osservazione eseguiti, a volte lungo tutta la dorsale della
penisola, altre volte perfino in forma transfrontaliera – in forza delle
autorizzazioni concesse dalle Autorità francesi in raccordo con quelle Italiane
– entro il territorio transalpino e, più esattamente, fino alla suindicata
località turistica del Sud della Francia.
Davvero spiccata la professionalità
dei fiancheggiatori del latitante. In alcuni casi, per eludere le
investigazioni, avevano spedito i loro telefoni cellulari accesi in una
località turistica del Nord Italia che avrebbero raggiunto, con mezzi presi a
noleggio, dopo aver incontrato il ricercato in Francia, mentre in altri casi
avevano affidato i loro telefoni radiomobili ad altri fiancheggiatori rimasti a
Reggio Calabria, al fine di simulare la loro presenza in loco.
L’operazione colpisce
frontalmente la vecchia e la nuova generazione della locale di Pellaro. Vecchi e giovani ‘ndranghetisti siedono allo stesso tavolo per affiliare nuove leve, proposte dal figlio del latitante in
nome del padre, con la sua “benedizione”,
e non mancano di lamentare, a margine del summit,
la carenza di picciotti da mettere per
strada.
La continuità ed assiduità dei rapporti tra i
sodali, evidenziati dai numerosi contatti tra di loro, tutti ancora attuali, la
materiale partecipazione alla gestione della latitanza del capo cosca,
l’elaborazione e l’adozione di un linguaggio convenzionale unico e, infine, i
luoghi comuni di incontro tra i partecipi, fra i quali quello del summit di cui si ha contezza dalle
intercettazioni ambientali disposte nel corso delle indagini, hanno consentito
alla Direzione Distrettuale Antimafia di
acquisire solidi elementi indiziari idonei a suffragare la contestazione
associativa.
Ed invero, l’insieme dei risultati acquisiti, ad esito delle prolungate
indagini finalizzate alla cattura del latitante FRANCO Giovanni, hanno permesso
ai Magistrati della D.D.A. di Reggio Calabria di contestare agli indagati anche
il delitto di associazione mafiosa per aver preso parte - con altri soggetti non
individuati - alla‘ndrangheta, nella
sua configurazione di organizzazione criminale unitaria operante sul territorio
della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero,
costituita da molte decine di locali
ed articolata in tre mandamenti (Tirrenica,
Ionica e Reggio Calabria città) e con organo di vertice denominato “Provincia”
e, più nello specifico, per aver fatto parte (con altre persone non ancora
individuate) di una locale di ‘ndrangheta
che opera prevalentemente nel Comune di Reggio Calabria, segnatamente nel
territorio comprendente la frazione di Pellaro e zone limitrofe, allo scopo di commettere,
tra gli altri, delitti contro il patrimonio (estorsioni) e favoreggiamento di latitanti.
I pregnanti esiti
investigativi, acquisiti dalle intercettazioni ambientali eseguite sulle
autovetture dei principali fiancheggiatori del latitante, hanno consentito di
delineare anche i ruoli specifici rivestiti dai componenti della locale di Pellaro.
Ed invero, FRANCO Giovanni, COZZUPOLI
Natale, PAVONE Fortunato e FRANCO Antonio Giuseppe, erano i capi e promotori dell’organizzazione,
con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle
azioni e delle strategie della locale
di Pellaro.
Il loro ruolo consisteva nell’impartire
- talvolta nonostante lo stato di detenzione o di latitanza - le direttive agli
altri associati; nel dirigere ed organizzare il sodalizio, proponendo ed
assumendo le decisioni più rilevanti, comprese le scelte relative all’affiliazione
di nuovi sodali; nel comminare e proporre sanzioni agli associati subordinati; nel
decidere e partecipare ai riti di affiliazione; nel curare i rapporti con le
altre articolazioni della ‘ndrangheta
e nel dirimere i contrasti insorti all’interno e/o all’esterno della locale di cui erano esponenti di vertice.
FRANCO Paolo, CUZZUCOLI Francesco,
CICCIÙ Vincenzo, DATTOLA Alfredo, OLIVA Filippo ed OLIVA Giuseppe erano
dirigenti ed organizzatori del sodalizio, sicché ricevevano e attuavano le
direttive impartite - anche dal carcere o dal luogo di latitanza - dai soggetti
di vertice della locale di
appartenenza (comprese le scelte relative all’affiliazione di nuovi sodali);
dirigevano e organizzavano il sodalizio, proponendo sanzioni agli altri
associati subordinati; impartivano loro ordini e disposizioni, pianificando e
coordinando le scelte più rilevanti ai fini del mantenimento e del
rafforzamento della locale (compresa
– con riguardo a FRANCO Paolo – la gestione dello stato di latitanza all’estero
del padre FRANCO Giovanni); curavano la “formazione”
dei nuovi sodali affiliati (e di quelli prossimi all’affiliazione); decidevano,
organizzavano e partecipavano ai riti di affiliazione alla ‘ndrangheta; curavano i rapporti con le
altre articolazioni dell’associazione
dirimendo - sulla base delle direttive ricevute ed in occasione di
apposite riunioni ristrette - contrasti sorti all’interno e/o all’esterno del
sodalizio.
MONTALTO Cosmo, DASCOLA Nicola Domenico
e PAVONE Alessandro, in qualità di partecipi attivi del sodalizio, avevano il
compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati (anche se latitanti);
di aiutare FRANCO Giovanni a sottrarsi, anche all’estero, all’esecuzione di un provvedimento giudiziario di carcerazione a pena definitiva ad anni 11 e mesi 4 di reclusione, inflitta per
i reati di cui agli artt. 73 e 74 D.P.R. n. 309/90 con sentenza divenuta
irrevocabile il 16.02.2012; di partecipare alle riunioni ed eseguire le
direttive dei sodali aventi un ruolo di direzione ed organizzazione della locale di cui facevano parte,
riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio; di
partecipare attivamente ai riti di affiliazione alla ‘ndrangheta, mettendo al contempo a disposizione – PAVONE Alessandro
– l’immobile ove periodicamente si svolgevano i riti.
AMBROGIO
Antonino è accusato del delitto di
procurata inosservanza di pena a favore del latitante FRANCO Giovanni, capo, promotore e organizzatore dell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta denominata locale di Pellaro, aiutato a sottrarsi
all’esecuzione del provvedimento giudiziario di carcerazione alla pena
definitiva di 11
anni e 4 mesi di reclusione, mettendo a disposizione dei familiari e dei
fiancheggiatori del latitante l’area recintata – sita lungo la S.S. 106, nel
comune di Montebello Ionico, ove insiste un’abitazione civile ed un capannone
adibito alla vendita di materiale edile - all’interno della quale avveniva lo “scappotto” (ovvero il passaggio di
persone e cose da un’autovettura oggetto di monitoraggio tecnico ad una
“pulita”) e/o la sosta temporanea delle autovetture successivamente utilizzate
di volta in volta per i “viaggi; nonché accompagnando, almeno in una occasione,
FRANCO Paolo a ritirare presso una concessionaria, un’autovettura “pulita”,
utilizzata per la trasferta organizzata da FRANCO Paolo per raggiungere il
padre Giovanni, latitante in Francia.
Ai
risultati delle indagini svolte dagli investigatori della Squadra Mobile, si
sono aggiunti quelli ottenuti dalla Sezione di P.G. – aliquota della Polizia di
Stato presso la Procura della Repubblica, su alcuni episodi estorsivi posti in
essere, ai danni di un operatore economico del luogo, dai fratelli AMBROGIO,
uno dei quali (Antonino) è stato fermato anche per aver aiutato il latitante
FRANCO Giovanni a sottrarsi all’esecuzione di una pena definitiva.
Ed invero, AMBROGIO Antonino ed AMBROGIO
Demetrio devono rispondere, in
concorso tra loro, di estorsione aggravata (dal fatto di aver agevolato la ‘ndrangheta) per
avere costretto - con reiterate minacce, molteplici atti intimidatori e
l’avviso che era necessario aiutare le famiglie dei carcerati - un
ristoratore del luogo (titolare di un bed & breakfast) a consegnare loro
3.000 euro, in aggiunta a 2.000 euro dovuti quale corrispettivo di una
fornitura di sabbia e calcestruzzo; nonché ulteriori 1.000 euro per l’emissione
della fattura, necessaria
per scomputare il costo sostenuto per i lavori dal canone mensile di locazione
versato al proprietario dell’immobile, fattura, in realtà, mai emessa,
nonostante l’indebita percezione dei 1.000 euro.
AMBROGIO Antonino,
AMBROGIO Domenico e AMBROGIO Davide sono, altresì, accusati di tentata
estorsione continuata ed aggravata, in concorso tra loro, per aver tentato di costringere
- con reiterate gravi minacce di attentati all’incolumità fisica, con diversi
gesti intimidatori, con danneggiamenti ed asportazione di beni strumentali
all’esercizio commerciale – il titolare del bed & breakfast a versare periodicamente, a titolo di estorsione,
la somma mensile di 500 euro per poter svolgere l’attività di ristorazione
senza subire danneggiamenti e senza
patire ripercussioni per l’incolumità propria e dei familiari, inducendo
la vittima a chiudere l’attività di
ristorazione.
In forza della suddetta gravità
indiziaria e sul presupposto che gli indagati potessero concretamente darsi
alla fuga, la Direzione Distrettuale Antimafia ha disposto d’urgenza i
provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, eseguiti nella notte dalla Polizia
di Stato a carico dei soggetti sopra
indicati.
Reggio Calabria 25
gennaio 2016
[1]Nato
a Reggio Calabria il 24.07.1947, ivi residente in Via Torrente Petrara nr.2 –
colpito da Ordine di carcerazione nr.45/2012 SIEP emesso in data 17.02.2012
dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Reggio
Calabria - Ufficio Esecuzioni Penali.

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