Editors Choice

3/recent/post-list

L'orchestra della scuola media "Corrado Alvaro", diretta dal preside Nino Nastasi,allieta la Festa delle Forze Armate 2014, in Piazza Gentile

Melito Porto Salvo (rc) il IV novembre 2014, la Festa delle Forze Armate. Prima guerra mondiale: il Bollettino della Vittoria annuncia che l'Impero Austro-ungarico si arrende all'Italia, in base all'armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova. Con il successivo trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919), l'Italia completa l'unità nazionale con l'annessione di Trento e Trieste. Per tale motivo, il 4 novembre in Italia è festeggiato come Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate. Il Comune di Melito retto da una terna commissariale (Antonio Giannelli e Giuseppa Di Raimondo e dal funzionario Rosanna Pennestrì), in collaborazione con il Circolo Culturale “MELI” diretto dall’avvocato Pasquale Pizzi, ha organizzato le cose all’ingrande; era rappresentato dal viceprefetto Antonio Giannelli, che per l’occasione ha indossato una sgargiante fascia tricolore. Erano presenti inoltre: Il capitano Gennaro Cascone, comandante della Compagnia di Melito Porto Salvo; il tenente Alessandra Arrabito, comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Melito; l’ispettore Vincenzo Corso, comandante della stazione del CFS di Melito; il capitano Onofrio Antonio Laganà, comandante della Polizia Municipale di Melito; il maresciallo Francesco Pirrello comandante della Capitaneria di Porto di Melito Porto Salvo (Saline Joniche),ed i rappresentanti di categoria (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci rappresentata dal professore Carmelo Marino; Associazione Nazionale Bersaglieri, reppresentata dal tenente Gianfranco Calabrò; l’Associazione Nazionale Paracadutisti, rappresentata da Enrico Bologna. Ha benedetto, don Benvenuto Malara, che aveva accanto a sé il parroco di Prunella, don Peppinello Nipote. L’Istituto Comprensivo “Edmondo De Amicis” diretto dal “Preside” Nino Nastasi, ha messo in vetrina una parte delle sue enormi potenzialità. L’interessantissima mostra di spessore culturale e storico ideata dal circolo MELI, diretto dall’avvocato Pasquale Pizzi, una grossa risorsa “Sul filo della memoria” delle due guerre mondiali
MELITO PORTO SALVO, DEPOSTA UNA CORONA DI ALLORO, DAVANTI AL MONUMENTO AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE. ESALTATI I VALORI MORALI ED IDEALI CONNESSI CON LA FESTA NAZIONALE DELLE FORZE ARMATE E DEI COMBATTENTI. SUGLI SCUDI L’ORCHESTRA DELLA SCUOLA MEDIA ‘CORRADO ALVARO’ ED IL CIRCOLO CULTURALE “MELI”. L’INTERESSANTISSIMA MOSTRA “SUL FILO DELLA MEMORIA” DELLE DUE GUERRE
Domenico Salvatore
Una Festa degna di tal nome. Va be’ che ogni volta, non sia mai la stessa cosa. Anche stavolta, la terna commissariale, ha organizzato alla grande e bisogna dargliene atto. Senza nulla togliere al Circolo Culturale “Meli”, che ha tolto le castagne dal fuoco con la zampa di gatto. La locale scuola Media, ha tirato fuori un tesoro d’arte e di musica. Piccoli Ludwig Van Beethoven, Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni, Francesco Cilea, Wolfgang Amadeus Mozart,  Franz Peter Schubert, Franco Cerri, ecc. rinverdendo una tradizione meravigliosa. Scripta manent, verba volant. Ma le altre scuole assenti, hanno perso un’ottima occasione, per arricchire il bagaglio culturale. Gl’insegnanti, Settimia Sciammarelli(violino); Eliana Moscato (flauto), Raffaella Cortese (chitarra), Giusy Galluso (pianoforte) e Vittoria Varese, Marina De Gaetano, Anna Battaglia, Angela Malaspina e Nino Larnè, se non abbiamo saltato qualche nome, come sempre succede, hanno svolto un ottimo lavoro didattico e di coordinamento. Il parterre, era monopolizzato in buona parte dall’orchestra filarmonica ‘Corrado Alvaro’. Piccoli musicista in erba, ma già ‘galletti di primo canto’ con alucce, speroni, artigli, cresta e bargiglio, già sviluppati. Ben indottrinati dalla sapiente chioccia del turn over. Il tenente dei bersaglieri, Gianfranco Calabrò, altra grande risorsa culturale e storica per la città di Tiberio Evoli, Bruno Spatolisano e Pietro Panuccio, rappresentante dell’Associazione Nazionale Bersaglieri d’Italia-Calabria si sbracciava…”Signori e signori ecco a voi la ‘Corrado Alvaro òrchestra”. Gli occhi delle mamme, delle nonne, ma anche dei papà, amici, parenti e conoscenti erano tutti rivolti ai loro carissimi figli e nipotini, con il violino in mano, la chitarra, la pianola, il flauto ecc.: Ilaria Nucera, Beatrice Romeo, Maria Grazia Maesano, Grazia Isabella Manganaro; Maria Francesca Meduri, Giulia Artuso, Chiara Tripodi, Manuel Barbera, Gabriele Borruto, Margherita Manti, Martina Stillittano, Anne Charlotte Logorelli, Simone Pipari, Caterina Tripodi, Luigi Salvador, Erika Borruto, Francesca Falciglia, Chiara Sergi, Angelicva Manti, Erica Pangallo, Vanessa Palumbo, Demetrio Liuzzo, Kauri Sukhnit, Fedrico Jaballah, Alice Logozzo, Santo Paviglianiti, Paola Amodeo, Giuseppe Pio Sgrò, Francesca Modafferi, Maria Letizia Vilardi, Domenico Borruto, Aurora Ruggero, Carmela Alati, Noemi Pedà, che hanno eseguito:Fratelli d’Italia, La Leggenda del Piave, il Nabucco (“Va’pensiero”), l’Inno alla gioia di Ludwig Van Beethoven. Non è mancato il ‘disturbino’ in sottofondo…”Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt”. Una Festa riuscitissima nella coreografia, con una corona di alloro deposta davanti al Monumento ai Caduti di Melito, 133 caduti (85 nella prima guerra mondiale, 48 nella seconda), soldati di Melito morti in battaglia. Metronomo, il tenente dei bersaglieri Gianfranco Calabrò, una bella risorsa per questa cittadina, dove il leggendario regista Luigi Comencini, ha girato le scene de “Un ragazzo di Calabria” ( e tante altre pellicole come “Pane, amore e fantasia, Le avventure di Pinocchio” ecc) con Gian Maria Volontè e Diego Abantuono, che ha dettato i tempi della scaletta. Ma da dove viene, quando e perché questa festa? “Il 4 novembre è stata l'unica festa nazionale che, istituita nel 1919, abbia attraversato le età dell'Italia liberale, fascista e repubblicana. Fino al 1976 è stata un giorno festivo a tutti gli effetti. Dal 1977 in poi, a causa di una riforma del calendario delle festività nazionali introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi con la legge 5 marzo 1977 n. 54, è stata resa "festa mobile" che cadeva nella prima domenica di novembre. 

Nel corso degli anni '80 e '90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando, ma recentemente (in corrispondenza con la Presidenza della Repubblica di Carlo Azeglio Ciampi) è tornata a celebrazioni ampie e diffuse.In occasione del 4 novembre e dei giorni immediatamente precedenti le più alte cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto, la cui salma riposa presso l'Altare della Patria a Roma, e si recano in visita al Sacrario di Redipuglia dove sono custodite le salme di 100.000 caduti nella guerra del '15-'18, nonché a Vittorio Veneto, la località in cui si svolse l'ultimo confronto militare della Grande Guerra fra Esercito italiano ed esercito austro-ungarico. Le celebrazioni più importanti si tengono a Trento, Trieste e Roma. In occasione della giornata delle forze armate italiane, inoltre, è prassi che il Capo dello Stato e il Ministro della Difesa inviino all'esercito un messaggio di auguri e di riconoscenza a nome del Paese. Durante l'età repubblicana, durante la festa delle forze armate italiane è stata pratica diffusa quella di aprire al pubblico le caserme per favorire l'incontro fra militari e civili. Spesso venivano organizzate esposizioni di armamenti e mostre riguardanti in particolare la prima guerra mondiale all'interno delle caserme. Usuali erano anche, specie negli anni '50 e '60, le dimostrazioni sportive e le esercitazioni dimostrative dei soldati. Nelle principali città italiane inoltre si tenevano concerti in piazza delle bande militari. I Ministeri della Difesa e dell'Istruzione collaboravano affinché bambini e ragazzi prendessero parte alle celebrazioni di fronte ai locali Monumenti ai Caduti.

 In alcuni anni furono anche promosse iniziative come il libero accesso a cinema e mezzi pubblici per gli appartenenti alle forze armate, e la possibilità per le famiglie di ospitare a pranzo un giovane di leva.La festa delle forze armate è andata incontro a contestazioni nella stagione dei "movimenti giovanili" di varia matrice. Specialmente nella seconda metà degli anni '60 e nella prima metà degli anni '70, in occasione del 4 novembre il movimento radicale, gruppi dell'estrema sinistra e gruppi appartenenti al "cattolicesimo dissidente" hanno dato vita a contestazioni per chiedere il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza o per attaccare in generale l'istituzione militare. Spesso la contestazione veniva portata avanti attraverso la distribuzione di volantini o l'affissione di manifesti polemici nei confronti delle Forze Armate. Non di rado i contestatori venivano perseguiti per l'offesa all'onore e al prestigio delle Forze Armate e per istigazione dei militari alla disobbedienza. Data la diversa estrazione ideologica di ciascun gruppo di contestatori, comunque, non è possibile generalizzare sui moventi e sugli scopi di queste contestazioni. A grandi linee, i gruppi del cattolicesimo dissidente (i cd catto-comunisti) insistevano sul pacifismo e sulla condanna della guerra, ritenendo fuori luogo una "celebrazione" dell'esercito e della vittoria del 1918 e invitando piuttosto a considerare il 4 novembre un "giorno di lutto". Il partito radicale era mosso dall'antimilitarismo e sosteneva con convinzione la battaglia per l'abolizione dell'obbligo di leva. I gruppi dell'estrema sinistra extraparlamentare invece non rifiutavano l'utilizzo della forza e delle armi ma sostenevano che nell'Esercito italiano gli alti gradi fossero ricoperti da personalità con idee di destra o di estrema destra e che, di conseguenza, nelle caserme esistessero discriminazioni nei confronti di chi aveva convinzioni politiche diverse. Al di là di questi gruppi di contestazione, comunque, la giornata delle Forze Armate ha goduto di favore popolare e i rapporti prefettizi degli anni '50 e '60 riferiscono spesso di celebrazioni molto partecipate in tutti i centri d'Italia. Un declino dell'interesse nei confronti della ricorrenza si è avuto, come si accennava prima, con la derubricazione del 4 novembre a "festa mobile" a partire dal 1977. Erano ‘Forze Armate quei carabinieri e poliziotti, della scorta di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone“La strage di Capaci. Alle 17,48 di sabato 23 maggio, Giovanni Falcone e la moglie, Francesca Morvillo, atterrano all’aeroporto palermitano di Punta Raisi. Hanno deciso, all’ultimo momento, di passare il fine settimana in famiglia a Palermo. All’aeroporto sono ad attenderli 6 uomini di scorta su due auto e una terza vettura blindata con l’autista Giuseppe Costanza per l’alto magistrato. Falcone chiede a Costanza di prendere posto sul sedile posteriore. Sarà lui stesso, con la moglie accanto, a guidare l’auto fino a Palermo. Il piccolo convoglio si mette in moto. 

La macchina di Falcone è preceduta e seguita dalle auto di scorta. Le tre vetture escono dall’aeroporto e imboccano l’autostrada per Palermo. All’altezza dello svincolo della piccola cittadina di Capaci, 30-40 metri di autostrada letteralmente si sollevano ed esplodono. La prima vettura di scorta salta in aria insieme a blocchi d’asfalto e viene catapultata in un campo a 100 metri di distanza. L’auto di Falcone vola anch’essa in aria per qualche metro, poi piomba nel cratere sottostante dove viene semi sepolta da pezzi d’asfalto, pietre e terreno. La seconda vettura di scorta tenta una disperata frenata, ma non può evitare il tamponamento: il rinculo salva la vita ai tre agenti. E’ una strage. Seicento chili di tritolo piazzato sotto uno stretto viadotto ha distrutto 50 metri di corsia d’autostrada che conduce a Palermo. Lo spostamento d’aria è stato così violento che ha sollevato da terra due auto sulla corsia opposta. Una, dopo un paio di piroette s’è ritrovata sulle gomme, l’altra si è adagiata su un fianco. Gli occupanti ne usciranno feriti, traumatizzati, ma vivi. Sulla corsia del piccolo convoglio, intanto, i primi soccorritori cominciano a contare le vittime. Per i tre agenti sulla vettura di testa, non c’è più nulla da fare. Giovanni Falcone, la moglie e l’autista vengono estratti dalle lamiere contorte dell’auto blindata ancora vivi, fonte www.lsdmagazine.com ma giungono all’ospedale di Palermo in condizioni disperate. Falcone muore dopo pochi minuti; la moglie, dopo due ore di straziante agonia; l’autista, Giuseppe Costanza, resta fra la vita e la morte per due giorni ma riesce a salvarsi. Due dei tre agenti uccisi, erano pugliesi. Antonio Montinaro, 32 anni, era di Calimera in provincia di Lecce; Rocco Di Cillo, 30 anni, era di Triggiano alle porte di Bari; Vito Schifani, 27 anni, era di Palermo. Lasciano mogli, figli e fidanzate. Ancora cinque vittime meridionali, di quel Meridione “assistito e parassita” i cui figli non esitano a donare la vita in lotte che appartengono alla comunità, al Paese, allo Stato. Accadeva negli anni Settanta con la lotta al terrorismo, accade negli anni Novanta con la lotta alla mafia prodotti di una cultura statuale che fin dall’unificazione ha sempre diviso il Paese in due: da una parte feudatari e vassalli dell’economia e dell’industria, dall’altra valvassori, sudditi, servitori. Il 24 maggio le cinque salme sono esposte in una camera ardente nel Palazzo di Giustizia a Palermo. Il 25 i funerali”. “La strage di via D'Amelio fu un attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto in Italia il 19 luglio 1992, in via Mariano d'Amelio a Palermo, nel quale persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l'esplosione, in gravi condizioni. Storia. Un'immagine di via D'Amelio dopo l'attentato. Il 19 luglio 1992, alle ore 16.58, una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo del tipo Semtex-H telecomandati a distanza, esplose in via Mariano D'Amelio, sotto il palazzo dove viveva la madre di Borsellino, presso la quale il giudice quella domenica si era recato in visita; l'agente sopravvissuto Antonino Vullo descrisse così l'esplosione: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l'auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto». Lo scenario descritto da personale della locale Squadra Mobile giunto sul posto parlò di «decine di auto distrutte dalle fiamme, altre che continuano a bruciare, proiettili che a causa del calore esplodono da soli, gente che urla chiedendo aiuto, nonché alcuni corpi orrendamente dilaniati». 

L'esplosione causò inoltre, collateralmente, danni gravissimi agli edifici ed esercizi commerciali della via, danni che ricaddero sugli abitanti. Sul luogo della strage, fonte Wikipedia, pochi minuti dopo il fatto, giunse immediatamente il deputato ed ex-giudice Giuseppe Ayala che abitava nelle vicinanze. Gli agenti di scorta ebbero a dichiarare che la via D'Amelio era considerata una strada pericolosa in quanto molto stretta, tanto che, come rivelato in una intervista rilasciata alla RAI da Antonino Caponnetto, era stato chiesto alle autorità di Palermo di vietare il parcheggio di veicoli davanti alla casa, richiesta rimasta però senza seguito.”. Come di consueto Giorgio Napolitano, ha deposto al Quirinale una corona d’alloro sulla lapide dei Caduti in occasione del 4 novembre, giorno dell’Unità Nazionale e giornata delle Forze Armate, si è recato  all’Altare della Patria per rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre. Hanno presenziato: il presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, il presidente della Corte Costituzionale, Giuseppe Tesauro e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Dopo la solita cerimonia di deposizione della corona sulla Tomba del Milite Ignoto, ed  il sorvolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale sull’Altare della Patria, il Capo dello Stato, coadiuvato dal Ministro della Difesa, ha proceduto alla consegna della Croce di «Cavaliere» dell’Ordine Militare d’Italia alla Bandiera di Guerra del 6 Stormo dell’Aeronautica Militare, e della Medaglia d’Oro al Valor Militare al Caporal Maggiore Capo, Andrea Adorno. Il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano : «Questa mattina, in raccoglimento ai piedi del sacello del Milite Ignoto, renderò omaggio ai caduti di tutte le guerre e a coloro che, in questi anni, hanno perso la vita per la sicurezza e la pace. In un mondo che manifesta tensioni e instabilità crescenti, si vanno affermando nuove e più aggressive forme di estremismo e di fanatismo che rischiano di investire anche l’Europa, e l’Italia in particolare, infiltrandone gradualmente le società. È una minaccia reale, anche militare, che, insieme all’Unione Europea e alla Nato, dobbiamo essere pronti a prevenire e contrastare. È questa una nuova, grande sfida affidata alle Forze Armate italiane, in perfetta coerenza e sinergia con la Carta costituzionale e gli statuti delle Istituzioni di cui il nostro Paese è membro. L’Italia vuole quindi essere in grado di operare con sempre maggiore efficacia nel settore della sicurezza e della difesa, attraverso la leva moltiplicatrice dell’integrazione europea e delle organizzazioni internazionali. A questo fine, il Libro Bianco in elaborazione, di previsto completamento entro l’anno in corso, dovrà determinare un deciso cambio di rotta anche sul piano culturale e dell’innovazione e costituire valida premessa per l’avvio di un profondo processo di razionalizzazione e di integrazione dello strumento militare. 

Il sistema difesa potrà così adeguarsi compiutamente ai nuovi scenari e contribuire, a pieno titolo, al grande programma di riforme della pubblica amministrazione volto a realizzare uno Stato meno oneroso ma riordinato in modo da risultare capace di rispondere più efficacemente ai bisogni del cittadino. L’Italia fa assoluto affidamento sui suoi militari per la propria sicurezza e per l’affermazione della pace e della giustizia nel mondo, condizione essenziale per la libertà dalla guerra e la prosperità della nostra democrazia. Con questi sentimenti rivolgo a tutti voi, Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri e Finanzieri, il mio caloroso saluto e il mio vivo apprezzamento per l’entusiasmo e il coraggio con cui assolvete i rischiosi compiti ai quali siete chiamati. Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!”. Un omaggio ai caduti di tutte le guerre. Ai martiri, che hanno versato il loro sangue per gl’ideali supremi di Patria, bandiera, libertà, democrazia, indipendenza, unità eccetera. 

Domenico Salvatore
.



















Posta un commento

0 Commenti