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Montebello Jonico, scoperta l'antica città di Làmia o è una bufala?

Il cuore di Zeus batte in una grotta, qui in Italia, per l'esattezza in Calabria. Un luogo avvolto nella leggenda e nel mito, ma anche considerato dai geologi, oggi, la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria.
MONTEBELLO JONICO-MA LA GROTTA DELLA LÁMIA ERA LA STANZA DA LETTO DEL PADRE GIOVE?
Domenico Salvatore 

Due grandi preti, don Angelo Meduri, originario di Reggio-Ravagnese, parroco per più di 50 anni  a Fossato Jonico, frazione montana del comune di Montebello Jonico, nel 1800 Comune a sé stante; e don Mimmo Morabito, originario di Fossato, parroco di Trunca e Santa Venere, capo dei boy-scout, morto a 33 anni per un morbo ribelle ad ogni cura, erano particolarmente affezionati alle “Grotte della Làmia”. Ogni anno almeno a Pasquetta era obbligatorio, fare una capatina in questo luogo misterioso ed affascinante, circondato da un alone di mistero e leggenda. Certi anni, si andava da soli, al seguito di guide esperte e comunque conoscitori del territorio e di piste e sentieri. Proprio lì, nei pressi della Làmia, era caduto un aereo della Seconda Guerra Mondiale, abbattuto dalla contraerea. Noi ragazzini, andavamo, spinti dallo spirito di avventura, che non aveva niente da invidiare a quello di Indiana Jones e Jim Hawkins, sempre più sopra e sempre più lontano da casa; anche quando si andava a funghi porcini e “bavusi”. Nel nostro gruppo c’era Paolo,  il più coraggioso, audace e spericolato, ma quell’anno si portò appresso la corda, per non perdersi dentro le grotte, che secondo la leggenda, avevano un percorso lungo e tortuoso. A sentire le ‘bufale e le balene’, cunicoli che sbucavano di qua e di là. Inevitabile il riferimento a fantasmi, “ u maluspiritu” ed altri spauracchi, evocati dalle mamme, per mettere la strizza sul fondo schiena ai discoli. Poiché non riuscivano a indottrinare i monelli. Per tenerli buoni, i nonni e le nonne ne inventavano di storie e storielle, ma Peppe, Giovanni, Carmelo e Nino erano abbastanza intrepidi. Si individuava il posto, dove poter imitare Meazza, Boniperti, Charles, Sivori, Sarti, Magnini, Cervato, Viola, Corradi, Garzena, Buffon (Lorenzo), Ghezzi, Fontana, Maldini, Liedolm, Losi, Bernasconi, Ferrario, Blason, Scagnellato e via di seguito, che era il solito spiazzo; sullo sfondo dell’incantevole visione dello Stretto di Messina (& Reggio). Campioni, che sentivamo evocare dai ‘grandi’; altri li sentivamo nominare alla radio di mastro Ciccio il sarto, dentro il suo laboratorio di sartoria, sulla via dei Martiri. Oppure, li vedevamo stampati sui tondini appiccicati ai formaggini a latte e di cioccolato, che portava il signor Mafrici. Un ciuffo rubacuori alla James Dean in “Gioventù Bruciata”, che faceva sognare le signorine del tempo, affacciate alle finestre  e sui balconi. Quando le energie entravano in riserva, si andava a ‘sciacquarci’ la faccia alla fonte di”Gattì”, acqua di roccia; poi ci si sedeva per mangiare, rinvigorire e rifocillare…salame, ‘nguta, uova, formaggio, ricotta, sottaceti, sott’olio, tonno, mortadella, provola, formaggini a triangolo della Ferrero, vino, chinotto e “gazzosa”. Poi si schiacciava la siesta e nessuno rinunciava al pisolino, sotto il sole della primavera. Nel pomeriggio, l’immancabile visita alle grotte della Làmia. Un classico del “Pascone”. Il cammino era più lento. Non perché i riflessi non fossero scattanti o per il terreno ripido e scosceso, ma per la paura che si tagliava con il coltello. Nel gruppo, come tutti sanno, c’è sempre il coraggioso, lo spavaldoso, l’esibizionista, l’imprudente ed il curioso. Erano sempre loro ad intrufolarsi, come se fossero a casa loro…”Guarda ho visto una conchiglia di un milione di anni fa….la mia è di due milioni…e la mia di cento milioni…ho visto una pepita d’oro….ed io d’argento…ho trovato il tesoro di Alì Babà, Apriti Sesamo! Si giocava a nascondino dentro le grotte della Làmia. Il tempo vola quando si gioca e si è spensierati. Una volta la pioggia ci costrinse a rimanere dentro la grotta della Làmia sino al cal delle ombre della sera. I padri giunsero a dorso di asini e muli e furono dapprima baci ed abbracci, ma poi partirono scapaccioni, “scorcidicodu” e ‘puntati’ nel c…disgraziato m’hai fatto prendere l’infarto…miserabile tua madre sta morendo di paura ed altre ‘belle parole’. Il giorno dopo e seguenti, in piazza municipio ed a scuola, quanti romanzieri di grido e scrittori di fama. Altro che Edgar Allan Poe, Ernest Hemingway, Alessandro Manzoni, Giovanni Verga, Vladimir Majakovskji, Jules Verne, Franz Kafka. Hai voglia quante ne dovevano sentire il “professore” Scaramozzino, la signora Cognetti, il professore Legato, la signora Alba. I nonni se la ridacchiavano sotto i baffi spioventi sopra la pipa di terracotta sormontata da una cannuccia. Saltavano fuori strane leggende di lupimannari, briganti e draghi. 

Nella fase di rigetto, non se ne parlò più di queste grotte, finite nel dimenticatoio; nell’oblìo. Il presidente dell’associazione ‘Fossatese nel mondo” Mimmo Pellicanò & company, hanno avuto il merito di tirare fuori tanti tesori nascosti. Senza nulla togliere ad altri, che comunque, in autonomia o comunione, non hanno mai abbandonato la ricerca e la cultura. Ma quando un certo…”Indro Montanelli”ne parlò sui giornali cartacei fu tacciato di saccenteria…”Ma chibboli ‘u figghiu da cummari Ciccia?”. Direttore del “Provinciale” (editore Alfredo Palumbo) addifintau…’U vidistivu un scribacchinu, pennivendulu, ficcanasu…ma pussa via, chi t’ha visto mai! E quando si mise intesta di agitare le coscienze intorpidite, fondando il circolo culturale “Il Mulino”? Spinte, minacce, portone del circolo bruciato e faro della vespa spaccato. ‘Carduni e contrasti onorati’ che dovevano dimostrare di essere ‘degni e meritevoli’ di entrare nella ‘ndrangheta. Te la do io l’ala intellettuale:vattindi melitotu!Avevamo scoperto l’acqua calda. Le ricchezze archeologiche, agricolo-pastorali, artistiche, storiche e monumentali c’erano e ci sono, ma non le avevamo scoperto noi. Volevamo solamente stimolare e pungolare. Proponemmo in piazza e sui giornali,  la fondazione di due cooperative o tre:una per lo stoccaggio e vendita dell’olio di oliva e suoi derivati; una per i prodotti agricoli se non tipici; un’altra per un salumificio ricotte, formaggi eccetera, ma fummo cacciati a male parole…Cassandra, Tiresia, Laocoonte. Non c’è solo la Grotta della Làmia. Ci sono altri tesori nascosti. Ma chi s’azzarda a segnalare nulla nel deserto dei Tartari? Il lancio dell’agenzia Adnkronos è illuminante:“Il cuore di Zeus batte in una grotta, qui in Italia, per l'esattezza in Calabria. Un luogo avvolto nella leggenda e nel mito, ma anche considerato dai geologi, oggi, la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria. Eppure è un tesoro di cui in pochi conoscono l'esistenza e che conta rarissimi visitatori, anche se questo ha contribuito a mantenere praticamente inalterato il suo stato naturale.E' la Grotta della Lamia, un vero museo naturale nel ventre dell'Italia con stalattiti e stalagmiti scolpite nel tempo e volte impreziosite da conchiglie."A conoscerla sono in pochi, qualche visita durante il periodo estivo ma i turisti si contano sulle dita di una mano. Un bene non particolarmente valorizzato ma facilmente raggiungibile e considerato tra le emergenze più interessanti della provincia", spiega all'Adnkronos Serena Palermiti, vice presidente del Centro Studi per le Politiche Comunitarie e Territoriali di Reggio Calabria.Il 12 ottobre, in occasione della Settimana del Pianeta Terra (12-19 ottobre), Palermiti sarà la guida per chi volesse scoprire questo luogo in cui si intrecciano geologia e mito e in cui l'aspetto scientifico incontra le leggende del Mediterraneo.Questo l'aspetto scientifico della grotta. Collocata nella cosiddetta ''Area Grecanica'', nel comune di Montebello Ionico, alle pendici meridionali del Massiccio cristallino-metamorfico dell'Aspromonte, la Grotta della Lamia presenta rocce sedimentarie che si sono formate in un ambiente marino, quando il Massiccio aspromontano non era ancora emerso, se non per un lembo ridotto.Successivamente al sollevamento tettonico dell'Aspromonte è iniziata la lenta ma costante azione erosiva da parte dell'acqua delle tenere rocce calcarenitiche e arenacee che affioravano in quest'area.La Grotta della Lamia ha iniziato, quindi, a prendere forma; l'acqua proseguiva la propria azione erosiva facendosi spazio tra la roccia più consistente e cementata, generando fantasiosi meandri lungo il cammino.

L'effetto, osservabile oggi, è di un alternarsi e susseguirsi di meandri, anfratti, colonne, pilastri e grandi stalattiti rese candide dal carbonato di calcio. Sulle volte e sulle pareti si osservano raggruppamenti di conchiglie fossili, resti di quegli organismi marini, abitanti nell'antico mare d'Aspromonte, qui presenti in esemplari eccezionalmente grandi e ben conservati, prevalentemente del genere Pecten. L'ingresso della cavità è, nelle antiche storie di Montebello e di Fossato Jonico, la bocca di un mostro che era in grado di inghiottire intere greggi. Alcuni raccontano di cunicoli che arriverebbero addirittura all'abitato di Motta San Giovanni; altri affermano, invece, che le grotte si estendono in profondità fino a raggiungere il greto del fiume. Per partecipare alla visita guidata del 12 ottobre, è necessario prenotarsi (anche se l'ingresso alla grotta è sempre libero e aperto, c'è una parte che tutti possono visitare e un'altra per la quale è necessaria attrezzatura speleologica). Per farlo basta contattare i riferimenti attraverso il sito della Settimana del Pianeta terra”. Fossato duemila anni fa era un possedimento di Cesare Ottaviano e di suo suocero Pampogna o Pomponio, durante il “De Bello Siculo”, combattuto e vinto contro Pompeo Sesto o è solo fantasia, diceria, disinformazione? La necropoli, le anfore e le monete della borgata San Luca, che fine hanno fatto? Il monastero di Santa Stasi, San Cirillo, San Marcello, San Giovanni, Sant’Antonio, San Pietro e San Luca, sono delle invenzioni di qualche mitomane? Ludovico Abenavoli era un cavaliere della squadra di Ettore Fieramosca che vinse la Disfida di Barletta ed ebbe in premio la Signoria di Montis Belli, poi diventata Baronia, è esistito o è pure fantasia degli scrittori? Ed i signorotti medievali…Barone di Fossato, Conte di Montebello, Marchese di Saline e Sant’Elia, Duca di Capracotta? Un marchesino (Di Prisco) sequestrato durante la costruzione delle fabbriche di Saline fu un fatto realmente accaduto od un’invenzione dei giornali? Sul torrente Calamaci, c’era la città di ‘Mantena’. Sulle rive del Galimi fu combattuta una grande battaglia fra Garibaldini e Borboni? I generali borboni Gullì, risiedevano a Calamaci?  Spunti, imbeccate e suggerimenti, ma poi ci daranno la croce addosso tacciandoci di megalomania e di mitomania, se non di campanilismo…C’era o no il paese chiamato ‘Làmia? ”Scrivi, scrivi cazzati, ancora non ti stancasti? Tantu, non ti leggi nuddhu”. Sul sito del Comune si legge:”La grotta della Làmia (dal greco "lamyros",ingordo, oppure"laimos",gola) deve il suo nome a quei colonizzatori greci che la chiamarono "grotta della strega", per la sua conformità particolare, e, nella fantasia degli antichi, inquietante e selvaggio come l'antro abitato da una  divinità malefica. La mitologia racconta, a questo proposito,che Lamia, bellissima fanciulla divenuta amante di Zeus, dovette subire la gelosia di Era, moglie tradita, la quale si vendicò sulla rivale uccidendole i figli,tranne Scilla,che diventò il mostro che presidia lo Stretto con Cariddi. Trasformata un mostro anch'essa, Lamia fu costretta a rifugiarsi in anfratti naturali,e diventò a sua volta assassina di giovani e bambini che attirava nelle grotte succhiando loro il sangue. Da qui il nome "grotta della strega".Questa grotta è la più grande emergenza ipogea naturale presente nella provincia di Reggio Calabria; essa si trova a 910 metri sul livello del mare, e anticamente si diceva fosse tanto estesa da collegare, per vie sotterranee,la vallata montebellese a quella di Melito Porto Salvo, cittadina sul mar Jonio.E' una grotta formatasi nel corso dei millenni grazie all'acqua, che, trasportando a valle le sabbie, crea fantasiosi meandri nella tenera arenaria, mentre non riesce ad intaccare le masse rocciose più dure che costituiscono le volte della grotta.Col tempo, questi meandri sono diventati alte colonne, pilastri e grandi stalattiti, queste ultime rese candide dal carbonato di calcio che lascia sulla roccia una patina bianca e crea un affascinante contrasto con la terra scura depositata al suolo. La grotta si apre in un grande antro iniziale fiocamente illuminato, che immette poi in altri ambienti scuri, non raggiunti dalla luce solare, dove vivono colonie di pipistrelli.Sulle volte e sulle pareti si osservano raggruppamenti di conchiglie fossili, qui presenti in esemplari eccezionalmente grandi e ben conservati.”Domenico Salvatore









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