Terranova
da Sibari in Calabria. La città delle Otto Chiese e degli intrecci Orientali e
Occidentali in un Mediterraneo dei culti e delle devozioni
DI
MICOL BRUNI *
La
storia locale, o come ben viene definita “storia patria”, non può più restare
legata ad una visione della cultura radicante soltanto nel territorio di
appartenenza. Ogni paese ha, certamente, una sua storia “locale”, ma questa
storia è il “dipinto” ciclico, o meno, di passaggi che sono modelli di civiltà,
di eredità e di tradizioni.
C’è
un paese nella provincia di Cosenza che presenta modelli culturali di estremo
interesse sia dal punto di vista geo – morfologico sia sul piano della
dimensione religiosa – antropologica, dentro la quale insistono interpretazioni
che toccano anche la storia del Diritto italiano riguardante il rapporto tra
Chiesa e Capitoli.
Si
tratta di Terranova da Sibari. Il nome rimanderebbe immediatamente, come molti
testi sottolineano, ma accorrono documenti certi e non leggende, ovvero si ha
bisogno, come si dice nei nostri ambienti universitari delle fonti, ad un
legame tra una nuova terra nata intorno alla Sibari, magno greca, distrutta dai
crotoniati, ovvero intorno al 510.
È
soltanto un fatto da ricontestualizzare anche archeologicamente. Ciò che mi
riguarda è un altro aspetto e si tratta delle otto chiese presenti in
Terranova. Le otto chiese sono il portato di otto civiltà che sono state in un
attraversamento epocale sedi di modelli di confronto, e non solo di culto, tra la Chiesa e la comunità.
C’è
una presenza significativa che è quella della Chiesa di San Nicola di Bari che
la si fa risalire al 1600. Ma San Nicola è un Santo orientale e l’Oriente parla
in Calabria un linguaggio che ha la sua eccezionalità nell’incontro con il
Mediterraneo. Trascuro il fatto che la nascita di questa Chiesa è dovuta al
ritrovamento di un crocifisso medievale e alla struttura che si dice,
sembrerebbe, con rosoni di marca rinascimentale, benché potrebbe avere una sua
importanza.
Ma
in Terranova c’è l’incontro tra un culto occidentale ed uno orientale che si è
occidentalizzato. Esempio. La
Chiesa di San Francesco di Paola dell’inizio del 1700. Ma San
francesco di Paolo è il Santo che porta il Mediterraneo in Francia.
E’
vero che in Calabria c’è il culto dominante
del paolano, ma è anche vero che in Terranova ci sono otto attraversamenti le
cui testimonianze sono non solo religiose ma, come si avvisava, antropologiche,
ed ogni antropologia ha un suo stato di diritto giuridico per il quale si
stabilisce la costruzione di una struttura di culto.
Questi
culti potrebbero dare spazio ad un approfondimento ad un interesse mediterraneo
in Terranova. Non solo Orientale ma anche di presenza romano – africana. Il
mondo agostiniano è una finestra ben edivente che si estende sino al
Portogallo.
Epoche
e civiltà in una cornice ben articolata tra il tardo Medioevo e il tardo
Illuminismo. Ma ancora una volta l’Oriente è presente con la Chiesa di Santa Maria delle
Grazie e da questo punto di vista è da richiamare in lettura la devozione che
si ha in molti comunità Italo – albanesi o che sono stati tali.
Comunque
al di là della visione ontologica dei culti insiste una articolazione di
prospettive storiche che trovano il loro punto di contatto nel Convento degli
Osservanti di Sant’Antonio, Santo che si festeggia il 13 di giugno. Proveniente
da Lisbona con il nome di Antonio de Lisboa e canonizzato dalla Chiesa
cattolica come Sant’Antonio di Padova.
Dunque
si aggiunge un ulteriore tassello a questa storia dei culti di Terranova da
Sibari. Questa comunità è un riferimento centrale nella Calabria della
devozione, ma soprattutto in un Sud i cui riferimenti culturali e rituali
vivono un passaggio epocale di civiltà e Terranova segna proprio l’intreccio di civiltà
che sono alla base di un raccordo tra Mediterraneo Occidentale ed Oriente Mediterraneo.
Da
Antonio di Lisbona – Padova agli Agostiniani, da Nicola d’Oriente alla Madonna
delle Grazie (e non ho citato tutte le chiese presenti). Un intreccio
strategico che pone Terranova al centro di una rilettura storica nell’ambito di
un Mediterraneo sia religioso che geo – politico.
*Micol Bruni
Esperta di Capitolazioni
e di culture etniche
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