A causa di una
inerte e silenziosa classe politica, la città è invasa da immigrati anziché da
turisti
“emergenza salute pubblica: Grave Rischio di
epidemia.
La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto”
Paolo Ferrara: “Nonostante le
incessanti azioni di soccorso dei gruppi di volontari, non si placa l’onda
degli sbarchi che, in meno di due mesi ha
raggiunto quota di quasi 6.000 migranti.
Nel riserbo assoluto, solo nell’ultimo sbarco 34 malati di
scabbia, 27 di tubercolosi, 4 di malaria ed 1 “sospetto”, ma non si sa ancora
di cosa. Come afferma l'Organizzazione Mondiale per la Sanità “stiamo vivendo il grande pericolo della
peggiore epidemia degli ultimi 40 anni”, che metterebbe a serio rischio la
sicurezza non solo di Reggio, ma dell’Italia intera”.
Reggio Calabria meta
preferita, non da turisti, vista la stagione, ma da migliaia di immigrati che
quotidianamente sbarcano al porto di nostra città.
Una marea umana, composta per
lo più da africani, ha sostituito i turisti che soprattutto nella stagione estiva
si facevano notare, in gran affluenza, attratti dai due guerrieri di bronzo,
custoditi all'interno del Museo Nazionale della “Magna Grecia”, di cui tanto si
sta parlando e sparlando in questi giorni, dopo la pubblicazione delle foto
scattate da Gerald Bruneau
all'interno dello stesso museo.
Un cocktail di negatività
ha ridotto negli ultimi dieci anni la città in uno stato economico veramente
drammatico, al punto tale che, da due anni è governata da una terna
commissariale.
Se all’Isola del Giglio
l’affondamento della Costa Concordia ha creato, nonostante tutto, sviluppo
economico, a Reggio Calabria lo
sbarco dei clandestini sta procurando molteplici svantaggi sia per gli effetti
negativi sull'economia turistico-ricettiva sia per le difficoltà delle
istituzioni (ospedale compreso) nella gestione dell’emergenza, nonostante il
comune sia tra le altre cose anche sull’orlo del dissesto finanziario.
Un dramma nel dramma,
sembrerebbe che si sia abbattuta una maledizione su questa città, un tempo
perla del mediterraneo e meta di migliaia di turisti provenienti da tutto il
mondo, oggi ridotta quasi alla fame per l’alto numero di disoccupati e per
tutte le vicende politiche avverse.
Ci mancavano soltanto gli
sbarchi della speranza a completare l’opera, causa “indiscutibile” per la quale,
le strutture alberghiere reggine, stanno registrando in questo nefasto periodo,
numerosissime disdette di precedenti prenotazioni.
La nave San Giusto della
Marina Militare Italiana, ultima imbarcazione approdata nel porto di Reggio
Calabria lo scorso lunedì mattina, ha portato un altro “carico umano” che, da
fonti ufficiali della Protezione Civile, contano 1699 persone.
Il volto dei reggini è
ancora più scuro di quello dei migranti che spesso invece sbarcano con il
sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi di felicità.
Si legge più paura negli occhi dei reggini che in quelli degli
immigrati africani.
Gli indigeni sono ormai
stati colti dalla rassegnazione, a volte anche dalla disperazione, per lo stato
in cui versa la città. Il disastro ambientale, la disoccupazione, la mala
politica, la crisi economica e le centinaia di clandestini in giro per la
città, molti dei quali sfuggiti al controllo, stanno contribuendo notevolmente
all'aumento della crisi economica.
Peggio ancora della crisi economica la nostra città
sta vivendo momenti di “silenzioso” panico dovuti all’emergenza di salute
pubblica: è grave il rischio di epidemia che sta seriamente mettendo a
repentaglio la sicurezza dei cittadini, ignari di questa tragica situazione.
Gli immigrati arrivano
da aeree con grandi problemi igienico-sanitario e quindi maggiormente soggetti
ad infezioni che da noi non esistono più se non in forma sporadica.
Impeccabile
è il lavoro svolto dai volontari che in questi due mesi sono stati sempre
presenti nelle azioni di primo soccorso, spesso però senza adeguate dotazioni
di protezioni individuali capaci di prevenire la trasmissione delle malattie
infettive. Questa limitazione, provoca una maggiore esposizione al contagio e
di conseguenza il grande rischio a potenziali incubazioni di gravi malattie
infettive, trasmissibili attraverso il semplice contatto con la saliva, cioè, con le particelle volatili c.d. di
“Flugge” (tipo tubercolosi, malaria, meningite, ecc. ).
Il tutto, purtroppo, vista la carenza di organico sanitario,
viene svolto sotto l’osservazione del ridotto personale medico che controlla
molto velocemente e senza (anche in questo caso) adeguate dotazioni sanitarie
le forme conclamate, non riuscendo a definire possibili casi di incubazione.
In dettaglio: un soggetto che sta a contatto con
possibili persone infette, condividendo un lunghissimo viaggio della durata di
non meno di 72ore, ha una percentuale di contagio di almeno il 50%, col
conseguente alto rischio d’incubare la malattia.
Le norme internazionali sugli interventi di maxi emergenza
prevedono la tenuta in osservazione di tutti i profughi in “ospedali da
campo”, necessari a costatare la
possibile e probabile insorgenza di una patologia.
Tutto
ciò a Reggio Calabria non avviene perché nella nostra città non esiste alcun
“ospedale da campo”. Chi ha la scabbia, tubercolosi, qualsivoglia altra
patologia infettiva viene semplicemente ricoverato negli ospedali pubblici,
mettendo a rischio anche l’utenza defedata dell’ospedale.
Il Pronto
Soccorso, inoltre, non presenta nella sua struttura architettonica alcun filtro
di “utenza infetta” e ciò può comportare la possibilità di contagio tra utenti.
Perché
quindi non rispettare i protocolli del Ministero della Salute per le maxi
emergenze?
Rispettando
tali protocolli si ridurrebbero al minimo i rischi di contagio accidentale!!!
A tal
proposito, non si comprende in alcun modo come, una malattia già debellata,
come la tubercolosi, abbia avuto in questi ultimi mesi l’insorgenza in molti
casi che ha visto molti calabresi affetti da tale patologia!!!
Gli ultimi a denunciare questa spiacevole situazione sono
stati i vertici del Sindacato della Polizia,
CONSAP. Nei giorni scorsi, il
Segretario nazionale Giorgio Innocenzi
ha infatti dichiarato che “alcuni poliziotti mandati ad accogliere
questa gente con presidi non idonei hanno contratto la tubercolosi, il numero
certo è di 40 unità”, ma da come dichiara lo stesso Segretario “altri
esami in corso si stanno effettuando per valutare possibili altri casi
sospetti”.
La paura di contrarre malattie infettive, fa si che, la
maggior parte dei poliziotti si dichiarano “in malattia” durante la chiamata
per l'assistenza allo sbarco.
Anche l'Organizzazione Mondiale
per la Sanità ha dichiarato l’allarme.
Tra le
malattie infettive, la peggiore è generata dal virus
ebola che non arresta la sua folle corsa. I dati sono davvero inquietanti:
finora 1779 persone sono state contagiate dal virus. Di queste 961 sono morte.
L’OMS (Organizzazione Mondiale alla Sanità) precisa che solo
nell’ultimo mese i nuovi infettati sono stati 815 i morti 358.
Le cifre parlano chiaro e per questa ragione Margaret Chan, direttore generale
dell’OMS ha dichiarato lo scorso venerdì 8 agosto: “L’Ebola è un’emergenza sanitaria
internazionale”.
Per tale motivo,
tutti i presidi sanitari fissi e mobili e tutti gli automezzi utilizzati dagli
immigrati devono essere obbligatoriamente sanificati subito dopo aver ospitato
e/o trasportato migranti.
A tal
proposito, si ha notizia che molti pullman dell’azienda comunale ATAM e di
società private sono utilizzati per il trasporto degli immigrati, e per tanto,
dovrebbero essere sottoposti a rigido trattamento disinfettante per come
prevede il protocollo.
Siamo certi che tali adempimenti vengono rispettati??? O magari questi mezzi dopo essere stati
utilizzati per il soccorso ritornano tranquillamente a svolgere il proprio
servizio linea?
Paolo
Ferrara: “Nonostante
le incessanti azioni di soccorso dei gruppi di volontari, non si placa l’onda
degli sbarchi che, in meno di due mesi ha
raggiunto quota di quasi 6.000 migranti.
Nel riserbo assoluto, solo nell’ultimo sbarco 34 malati di
scabbia, 27 di tubercolosi, 4 di malaria ed 1 “sospetto”, ma non si sa ancora
di cosa. Come afferma l'Organizzazione Mondiale per la Sanità “stiamo vivendo il grande pericolo della
peggiore epidemia degli ultimi 40 anni”, che metterebbe a serio rischio la
sicurezza non solo di Reggio, ma dell’Italia intera”.

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