Reggio Calabria 20 agosto 2014 - Nella serata di ieri, a conclusione di prolungati servizi di osservazione e pedinamento svolti nell’ambito di una complessa ed articolata attività di indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, gli investigatori del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Reggio Calabria e Roma e del Commissariato di P.S. di Siderno (RC), localizzavano e catturavano nella Capitale, il latitante CRISAFI Vincenzo[1], ritenuto vicino alle cosche Romeo e Giorgi di San Luca (RC), sottrattosi il 24 luglio scorso all’esecuzione del fermo di indiziato di delitto emesso, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nei suoi confronti e di altri dodici soggetti, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, in persona del Procuratore Capo dr. Federico CAFIERO DE RAHO e del Sostituto Procuratore d.ssa Alessandra CERRETI, nell’ambito della nota operazione di polizia, convenzionalmente denominata Puerto Liberado, condotta dal G.O.A della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, provvedimento da ultimo tramutato (in data 12 agosto 2014) in ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 3023/2011 RGNR DDA – 1867/2012 RGGIP DDA e 73/2014 ROCC, emessa dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 18 narcotrafficanti.
Il latitante riconosciuto e fermato dagli
investigatori della Polizia di Stato in Via Appia del quartiere San Giovanni in
Roma, non opponeva alcuna resistenza.
Al CRISAFI, considerato l’emissario
dell’organizzazione criminale in Germania ed Olanda, è contestato il delitto di
associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di
sostanze stupefacenti, importate in Italia dall’estero, attraverso i porti di
Rotterdam, Napoli, Salerno, Genova e Gioia Tauro (RC), nonché numerosi altri
delitti scopo legati al traffico di cocaina.
Nello specifico, il CRISAFI è ritenuto
responsabile, in concorso con altri trafficanti, di aver acquistato ed
importato in Italia:
· attraverso il porto di
Gioia Tauro un ingente quantitativo di cocaina in data antecedente al
22.05.2013;
· attraverso il porto di
Rotterdam, un ingente quantitativo di cocaina pari a 75 o 100 kg giunto su una
nave MSC, con rotta Callao (Perù)-Rotterdam, da trasportare in Italia a bordo
di un camion, in data antecedente al 23.06.2013;
· in qualità di
intermediario, 469 kg di cocaina trasportati dal Sud America attraverso un
veliero. Fatto commesso in Sud America e Gioia Tauro nei mesi di giugno, luglio
ed agosto 2013;
Nell’ambito della suddetta operazione
di polizia, come si ricorderà, in data 24 luglio 2014, erano stati eseguiti
tredici provvedimenti di fermo di
indiziato di delitto, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di
Reggio Calabria, nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti ad una
pericolosa organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di
cocaina, giunta dal Sud America in Italia attraverso le strutture logistiche
dello scalo marittimo di Gioia Tauro (RC), grazie alla complicità di alcuni
dipendenti portuali.
Nel corso delle indagini, dal 2011 ad oggi,
erano state complessivamente sequestrate oltre quattro tonnellate di cocaina
purissima, che sul mercato avrebbe fruttato alle cosche della ‘ndrangheta introiti per un valore di circa 800
milioni di euro.

Il primo formidabile riscontro veniva acquisito nell’ottobre 2011, allorquando, all’ingresso del porto di Gioia Tauro, veniva arrestato TRIMARCHI Vincenzo[2] alias il “Merlo”, dirigente quadro della Società di gestione della banchina merci del porto di Gioia Tauro, mentre tentava di allontanarsi trasportando a bordo di un furgone sedici borsoni contenenti 560 kg circa di cocaina purissima.
L’arresto nel TRIMARCHI
permetteva di ricondurre il sequestro dell’ingente carico di stupefacente al
sodalizio criminale oggetto di indagini e confermava l’ipotesi dell’estesa
ramificazione delle organizzazioni criminali calabresi nel porto di Gioia
Tauro.
Le indagini permettevano
altresì di accertare che l’organizzazione criminale era capeggiata da
BRANDIMARTE Giuseppe[3],
ex dipendente della Società di gestione della banchina merci del porto, il
quale, esperto delle dinamiche operative all’interno dello scalo, poteva
contare sull’assoluta ed incondizionata collaborazione di dipendenti infedeli.
Membro di spicco dell’organizzazione era,
altresì, il fratello BRANDIMARTE Alfonso[4],
anch’egli ex dipendente della Società portuale, il quale ha assunto le redini
della gestione del gruppo criminale a seguito dell’arresto del fratello
Giuseppe per i fatti inerenti la faida BRANDIMARTE – PRIOLO, vicenda per la
quale lo stesso BRANDIMARTE Giuseppe veniva ferito gravemente in un agguato a
Gioia Tauro.
Nonostante gli ulteriori
ingenti sequestri di cocaina (circa 622 kg e 100 kg) effettuati rispettivamente
nel giugno e nel mese di ottobre 2012, riconducibili allo stesso sodalizio
criminale, le indagini consentivano di appurare la capacità della predetta
organizzazione di cambiare improvvisamente le proprie metodologie garantendosi
l’efficienza operativa e la fiducia delle cosche della ‘ndrangheta calabrese.
Dalle indagini emergeva, inoltre, come il compenso per l’organizzazione fosse pagato con una parte del carico importato, corrispondente ad un quantitativo variabile in relazione al peso specifico criminale della cosca importatrice, tra il 10 ed il 30% del totale del carico.
Inoltre, veniva appurato
come, in taluni casi, considerata la redditività del business degli stupefacenti, l’organizzazione avesse
investito direttamente nell’importazione della cocaina, inviando i propri
membri a contrattare con i narcos
sudamericani.
Dopo le formalità di
rito, CRISAFI Vincenzo è stato associato presso la casa circondariale di Roma a
disposizione dell’A.G. procedente.
[1] Nato a Locri (RC) il
09.12.1980, con precedenti di polizia per rapina ed armi.
[2] Nato a Cittanova il
07.12.1969.
[3] Nato a Taurianova (RC) il
21.05.1971.
[4] Nato a Taurianova (RC) il
27.02.1977.
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