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La devozione e la religiosità del Santo dei Mari. Visitando i luoghi di San Francesco di Paola - di Micol Bruni

La devozione e la religiosità del Santo dei Mari.
Visitando i luoghi di San Francesco di Paola

di Micol Bruni
     
San Francesco di Paola. Il Santo della Calabria, del mare, dei viaggiatori. Il Santo paolano che ha fondato l'Ordine dei Minimi. E a San Francesco di Paola è dedicato il Santuario, appunto, di Paola. Cittadina del Tirreno che è riferimento di tutti i seguaci di San Francesco di Paola, a sua volta seguace di San Francesco d'Assisi, al quale, tra l'altro, anche a Cosenza c'è una Chiesa dedicata al santo Umbro tutta da visitare come è da visitare lo splendore e il fascino del Duomo che riporta alla presenza gotica. C'è un tracciato preciso di strutture che rimandano alla devozione di San Francesco di Paola.
      Il Santuario di Paola (il Santo era nato nel 1416 e morto in Francia nel 1507) è certamente un'immensa memoria che conserva i simboli e della sua presenza. Domina dall'alto la città. La sua dimora, il vivere in grotta (per San Francesco la grotta rappresentava un diretto contatto con la terra, con la natura, con la povertà), il percorso sul ponte, il posto del diavolo, l'acqua santa, la bomba che cadde e non esplose. Sono segni tangibili del Santo miracoloso. In fondo la Calabria è anche terra di devozione e profonda religiosità.
      C'è una epigrafe sul portale del Santuario che ricorda come la città sia stata salvata, protetta dal Santo, dal terremoto del 27 marzo 1638. Un'altra epigrafe affissa sulla casa natale lo ringrazia per lo scampato pericolo del terremoto dell'8 settembre 1905.
      Ci sono Conventi che imprimono il suo sigillo. Ce ne sono altri che sono stati eretti dai suoi figli spirituali, anche dopo la sua morte.
      Si passa da Paola al Santuario di Catona in provincia di Reggio Calabria, da Corigliano Calabro alla Chiesa di San Francesco di Paola di Cosenza, dalla Parrocchia di Santa Croce in Pontepiccolo di Catanzaro al Santuario di Paterno (in provincia di Cosenza) e da qui alla Parrocchia dei Santi Rocco e Francesco di Paola di Pizzo (in provincia di Vibo).
      Un percorso, dunque, dentro altri percorsi. I Conventi e le chiese dedicate a questo Santo rispecchiano una realtà che è quella della tradizione popolare.
      I tracciati culturali sono comunque sempre dei tracciati sulla via del sacro. L'Ordine dei Minimi, ben contestualizzato in Calabria, come si diceva già, iniziato nel 1453 da San Francesco di Paola si è sviluppato in modo straordinario lungo tutto l'arco del XVI secolo ed ha trovato il suo apice nel secolo successivo.
      

Micol Bruni
Per Nicola Misasi Francesco di Paola rientrava non tanto nella cultura popolare generale ma in quella tradizione religiosa che ha sempre caratterizzato la Calabria. 
      Infatti la motivazione che ha spinto Misasi a scrivere un libro sul Santo di Paola la si legge in questa sottolineatura: "…ho scritto questo libro, profondamente persuaso che se la genialità del calabro intelletto è rappresentato da Bernardino Telesio, il cuore e il carattere ne son rappresentati da Francesco di Paola; profondamente persuaso che in questi due grandi si compendia la gloria nostra che è poi gloria di tutta l'Italia del secolo XV".
      Misasi nel raccontare San Francesco di Paola racconta anche i luoghi. Sono i luoghi dove il Santo ha dimorato o dove ci sono stati riferimenti e tracciati che riportano al paolano. Si comincia proprio con un rapporto tra Paterno (paese calabrese) e Roma. Restano incisive le immagini di una Calabria antica e luminosa. Affascinante e contadina.
      Il Crati "giallo e profondo", la pianura di "Sibari la lussuriosa", "quella terra che racchiude tanta dovizia di arte e di memorie".
      "Di questa mia Calabria io ho ritratte tutte le energie, sia quelle del male, sia quelle del bene, che si sprigionavano impetuose e gagliarde per effetto dell'ambiente in cui la nostra gente visse per tanti secoli".
      Ecco, allora, la Calabria di Misasi che diventa la Calabria nella quale ha vissuto Francesco di Paola: "il più grande calabrese di tutti i secoli".