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Bagaladi/Comune, Comincia il Monorchio quater, intanto i suoi fedelissimi lo festeggiano alla 'Porta del Parco'

Il neosindaco è stato festeggiato dai suoi fedelissimi alla ‘Porta del Parco’, altrimenti nota come “il refettorio di Giove’. Maccheroni di casa con un “belante” in umido ed arrosto, ‘montagnette’ di patate al forno, insalata verde, roast beef, vino e torta
BAGALADI, METTI UNA SERA A CENA CON L’INGEGNERE SANTO MONORCHIO   
Domenico Salvatore

Bagaladi (Reggio calabria) - Ha festeggiato e pasteggiato tante volte ma stasera è un’occasione speciale e l’ingegnere Santo Monorchio, non può e non vuole sottrarsi. Arriviamo con tutta calma intorno alle venti e trenta. Certo, se si fosse costruita la bretella di scorrimento veloce, attesa per un secolo, ma svanita come per incanto, dopo che erano state formalizzate tutte le procedure…pianificazione, programmazione, progettazione, finanziamento, gara d’appalto e via di seguito, avremmo impiegato una manciata di minuti per arrivarci. Seduti sul muretto due vecchi amici Nino Perpiglia e Teo Marrapodi, chiacchierano allegramente con Pino Caccamo che preferisce per ingannare l’attesa, rimanere all’impiedi. Da un pezzo aspettano l’arrivo del primo cittadino, figlia e genero, ma ancora non si vedono. E tuttavia, non è un bidone. Infatti sia pure con qualche minuto di ritardo, da  politico di vecchio stampo, si materializza accovacciato dentro una macchina, ma sì proprio lui, il sindaco, in carne ed ossa. Nel giro di qualche minuto il rachitico spazio riservato al parcheggio, viene occupato dalle macchine; nostre signore e padrone; salotti ambulanti; nemici giurati della deambulazione e della tonificazione muscolare; ma anche, comodo mezzo di comunicazione, che ci consente di spostarci da un luogo all’altro, quasi in tempo reale. Non potest servire duobus dominis. 

Vanno in onda i preliminari:saluti, baci, abbracci, pacche, ammiccamenti, batticinque. Proprio ai piedi di San Lorenzo, il leggendario borgo, pieno di Storia; per dirla con Carmelo Bagnato…”Il 18 è il fatidico giorno della riscossa: Il sindaco Bruno Rossi, circondato dal decurionato, a suon di tamburo e con il popolo acclamante, dal balcone del municipio, proclama la caduta del governo borbonico, sostituito dalla dittatura del generale Garibaldi!...”. Ma pieno anche di cultura. Ignominiosamente abbandonato a se stesso. Una diàspora pressocchè totale, scandalosa e vergognosa, ma per taluni aspetti necessaria e fatale. Tutte le promesse di una strada veloce ed ampia, dall’Amendolea, dal Tuccio e da San Pantaleone, che unisse anche Roghudi e Roccaforte del Greco, rimasero lettera morta. I proprietari terrieri, si opposero con tutte le loro forze, perché la strada gli “mangiava” gli ulivi, mandorli, peri, meli, ciliegi, ‘ruvuli’, vigneti e ginestre. Loro, sono trapassati, la strada è rimasta un sogno nel cassetto ed il fuoco divampa violento, selvaggio e rovinoso, ogni anno; e non lascia pietra su pietra. Sono rimasti: l’olmo, piantato in piazza dai discendenti di Ludovico Abenavoli, uno dei tredici cavalieri della ‘Disfida di Barletta’; il San Lorenzo su tela  e quello ligneo, la Madonna ad nives , opera di Antonello Gaggini e, nella vicina San Pantaleone, la Madonna Nera di origini bizantine. San Lorenzo è la patria anche di due santi: Catanoso e Gerasimo Anche Bagaladi, (“ Baca olearium”? Di Bagalà?), ha una sua storia. La buon’anima del colonnello Angelo Ciancia, comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Reggio Calabria, sosteneva che la Madonna della Consolazione di Reggio Calabria, fosse legata e collegata al monastero locale. C’è spazio nel pour parler, per un excursus veloce sulle imprese calcistiche del glorioso Bagaladi (Vallata Bagaladi con Giovanni Villari), calcio a 11, inventato dai vecchi calciatori, ma portato avanti dapprima dai fratelli Ciancia e successivamente dal dottor Giovanni Maesano, arrivato sino alla serie D. 

Nel chiacchiericcio, trova spazio anche il leggendario pittore Nunzio Bava. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.« Le radici della mia anima sono profondamente attaccate alla mia terra di Calabria »(Nunzio Bava) Nunzio Bava (Bagaladi, 1906 – Reggio Calabria, 1994) è stato un pittore italiano, considerato il più importante pittore verista del Novecento calabrese. Biografia. Nato in provincia, dopo aver trascorso gli anni dell'infanzia al paese nativo si sposta a Reggio Calabria, dove frequenta pittori e decoratori siciliani e successivamente Umberto Marasco, un bravo decoratore pugliese che l'artista stesso definì il proprio "maestro". Bava si iscrive ai corsi di disegno nella scuola d'arte Mattia Preti di Reggio, collaborando in questo periodo a diversi quotidiani e periodici, con disegni del paesaggio calabrese e di figure ispirate al costume della sua regione. Per alcuni anni si trasferisce in Umbria, terra di cui ha modo di dipingere e disegnare il paesaggio in centinaia di opere. Successivamente gli viene affidato l'incarico di dipingere quattro grandi composizioni d'arte sacra per la Cattedrale di Reggio Calabria. Altre opere della stessa tematica sono presenti nel Santuario di San Paolo, nella Chiesa del Carmine e nella Cattolica dei Greci.Per numerose altre chiese reggine Bava esegue bozzetti e cartoni per vetrate e mosaici. Ha simpatia per i macchiaioli, per la pittura luministica e per le grandi composizioni della pittura d'argomento e figurativa, per l'importanza attribuita al disegno rispetto al colore. Partecipa a 150 Mostre nazionali e ne allestisce di personali in diverse città. Premiato 150 volte; tra i premi più prestigiosi che l'artista ha ricevuto vi sono: Premio Ministero delle corporazioni - Roma, 1934 Esposizione Nazionale d'Arte Mediterranea - Palermo, 1946 IV Esposizione Nazionale di Arte Contemporanea - San Benedetto del Tronto, 1955 I Biennale Nazionale d'Arte Sacra di Bologna - 1954Nunzio Bava muore nel 1994 a Reggio Calabria. Si sono occupati di lui importanti testate nazionali ed internazionali tra cui: "Comanducci" ,"Gli anni 60 dell'Arte Italiana, "la Peinture Italienne Contemporaine", "Italy Today", "l'Arte Italiana nel Mondo", "Silloges Conviviale", "Dizionario dei Maestri d'Arte", "Critica Europea", "Pittori Italiani Contemporanei", "Artisti degli anni '70", "Mercato artisti 800-900" ", " L'Elite Selezione Arte Italiana".Il 30 settembre 2006 si è conclusa la mostra retrospettiva dell'artista allestita presso il Castello Aragonese di Reggio Calabria con oltre 20.000 presenze.« Bava rimane soprattutto il cantore di un'epoca e di una società; i suoi spaccati di vita calabrese: barche adagiate al sole del pomeriggio, contadini intenti in una lotta atavica con una terra avara o ritratti in un momento di riposo, casolari sperduti tra gli alberi in un sottofondo di silenzio sono colti nel loro hic et nunc: isole di tempo che permangono, innalzate a dignità artistica, a testimoniare un passato perduto di cui tutti ci sentiamo un po' figli. »(Emiliano Scappatura, da "Nunzio Bava: una vita per l'arte", mostra retrospettiva su Nunzio Bava - Castello Aragonese di Reggio Calabria, settembre 2006.). Famoso anche il presepio vivente, inventato dal dinamico sacerdote don Mimmo Cartella, che nel periodo di massimo fulgore, richiamava a Bagaladi migliaia di visitatori. La fila delle macchine arrivava sino al ponte. Ma si poteva arrivare anche, attraverso la Strada Statale 183, che serpeggia verso Gambarie d’Aspromonte. Un piccolo spazio, ma solo di rimbalzo e carambola nella recente campagna elettorale che ha consacrato sindaco per la quarta volta l’ingegnere Santo Monorchio; superando di giusta misura, la professoressa Caterina Rossi. 

Dopo i preliminari, dove ognuno ha potuto ‘ciciuliari’ del più e del meno,  i convenuti, prendono posto intorno all’ampia e comoda tavolata per gustarsi in santa pace e piacere le gioie della gastronomia “bagaliota”: un ricco antipasto per stuzzicare l’appetito ed arrivano sul desco, i maccheroni di casa conditi con l’olio d’oliva extravergine di Bagaladi fra i migliori della provincia ma soprattutto con il sugo di carne d’agnello ( od a richiesta di pomodoro locale e di stagione). Le delizie del belante, in umido od arrostito con insalata verde e patate al forno a perdere, accompagnato da vinello locale, hanno entusiasmato i commensali di palato fine. Sindaco, Giunta e consiglieri, hanno onorato la tavola. Il taglio di una piccola torta ha concluso il tutto. A tarda notte poi, quando le ali bianche e grigie di un gufo reale sfrecciano sopra il campanile della chiesa madre del santo-soldato Teodoro, che contiene un’opera monumentale del Gaggini (“L’Annunziata”) e solcando l’aria torrida, appena mitigata dai venticelli, si dilegua verso il suo habitat naturale, i motori hanno rombato di nuovo nel vallone. Mentre l’eco atavica ed ancestrale dei latrati  dei cani, rimbalza nella sottostante fiumara del Tuccio-Melito. Sotto i raggi della luna che non è quella di Giacomo…”Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,/Silenziosa luna?/Sorgi la sera, e vai,/Contemplando i deserti; indi ti posi./Ancor non sei tu paga/Di riandare i sempiterni calli?/Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga/Di mirar queste valli?/…”. C’è una pace millenaria sotto questi ulivi sacri; a bordo pista, le pecorelle pasciute e sonnolente dentro lo “zàccano”, vegliano sui loro miti agnellini; ed il massàro su tutti; da milioni di anni, offrono lana, latte, (anche per ricotta e formaggio), carne e letame per fertilizzare orti, giardini e campagne
Domenico Salvatore