Processo "Bagliore"- Confermati gli ergastoli. Sconti in Corte d'Assise d'Appello di Milano. Una faida partita dalla Calabria negli Anni Sessanta, che ancora si trascina, in pieno terzo millennio dell'Era Cristiana, e le successive per il controllo del territorio e lo sfruttamento di tutte le attività lecite ed illecite. Un'altra ed un'altra ancora. Per la supremazia mafiosa ed il controllo del malaffare. 'Fine pena mai' per il padrino, 'don Vincenzo' Gallace. Il processo era nato soprattutto a seguito delle rivelazioni dei collaboratori di giustizia Antonio Belnome e Michael Panajia relative agli omicidi di Carmelo Novella, Antonio Tedesco e Rocco Stagno. Le famiglie delle vittime, non si sono costituite parte civile, ed il comune di San Vittore Olona, teatro dell'omicidio Novella, nemmeno. Omertà? Forse! Ma non solo. Intanto, i processi vanno avanti in Corte d'Assise e d'Appello, se non in Cassazione. In prima istanza, il Tribunale di Milano, aveva comminato: ergastolo per Vincenzo Gallace, 64 anni, di Guardavalle; Antonio Carnovale, 52 anni, di Santa Caterina dello Ionio; Cristian Silvagna, 39 anni, di Bollate (Mi); Luigi Tarantino, 30 anni, di Cariati (Cs); Rocco Cristello, 49 anni, di San Giovanni di Mileto (Vv); Francesco Cristello, 41 anni, di San Giovanni di Mileto; Claudio Formica, 46 anni, di Mileto; Francesco Elia, 38 anni, di San Giovanni di Mileto; Salvatore Di Noto, 55 anni, di Palermo; Maurizio Napoli, 37 anni, di Leonforte (En); Agostino Caristo, 42 anni, di Guardavalle (Cz); Sergio Sestito, 42 anni, di Palermiti (Cz); Leonardo Prestia, 38 anni, di Cessaniti; Massimo Zanchin, 37 anni, originario di Cessaniti, residente a Verano Brianza (Mb). A Domenico Tedesco, 29 anni, di Guardavalle e Michael Panajia, 37 anni, 24 e 23 anni di reclusione. Il contributo di ben cinque i pentiti: Antonino Belnome, Michael Panija, Angelo Torcasio, Saverio Cappello e Giuseppe Giampà.
CARCERE A VITA PER I KILLER ED I MANDANTI DEL MAMMASANTISSIMA CARMI NUZZO NOVELLA PLENIPOTENZIARIO DELLA "PROVINCIA LOMBARDIA" PER CONTO DELLA 'NDRANGHETA, UCCISO A SAN VITTORE OLONA IL 14 LUGLIO DEL 2008; SI DISSE, PERCHÉ VOLEVA L'INDIPENDENZA DALLA CASA MADRE DELLA "PROVINCIA LOMBARDIA", DI CUI CONTROLLAVA IL 75% DEL LOCALI CON NOMINA IN PREVALENZA 'MILANESE', SE NON PER PROBLEMI INTERNI ALL'ORGANIZZAZIONE, 'SCOSSE DI ASSESTAMENTO', NUOVI EQUILIBRI ED ALTRO
Domenico Salvatore
La 'ndrangheta non ha confini e le regole ( rituali, cerimonie, investiture, battezzi, usanze, tradizioni, simboli, promozioni e sanzioni) valgono sempre, dovunque e comunque. A San Luca, Africo e Platì, come Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna ed a Toronto, Melbourne, Mosca, Berlino, Londra, Parigi ecc. Una cosa va chiarita. Il capobastone del locale unico se non Capocrimine di Polsi, eletto annualmente dalla Cupola calabrese, la "Provincia", organo supremo di autogoverno della 'Piovra' bruzia, è il depositario se non custode delle regole; del codice della "Gramigna". Ma non è il capo dei capi della 'ndrangheta planetaria. I procuratori e non solo, lo hanno spiegato a chiare note in tutte le salse: dalle conferenze ai giornali, sino alle scolaresche. In questa fase storica, il potere viene esercitato collegialmente dalle famiglie più forti, prestigiose e gettonate, che tengono un piede in due staffe: in Calabria (i padri e qualche figlio) e fuori dalla Calabria ( i figli ed i nipoti; ma vanno bene, anche i generi e parenti acquisiti). Quelle, che hanno una tradizione ed uno spessore di primo piano all'interno del gotha mafioso. Quelle, che hanno visibilità internazionale, che gli deriva dal consenso. Frutto dell'acquisto in contanti di tonnellate a perdere di cocaina ed in parte eroina, marijuana ed haschisc e loro surrogati; senza disdegnare il redditizio traffico di armi, boat-people e "monnezza"; pecunia non olet ! La (quasi) assenza di pentiti. E, si sa bene, chi siano queste 'famiglie'; quale sia il territorio di loro competenza. Omnibus et lippis notum et tonsoribus esse. Non c'è bisogno del cartomante, del mago, della fattucchiera, del chiromante e del veggente e degli exit-poll. Sono per intenderci né più e né meno, che le cosche ereditarie degli "Ziani"; di zi' Ntoni Macrì, zi' Micu Tripodo e zi' Mommu Piromalli; la sacra 'trimurti mafiosa' della vecchia 'Onorata Società'; figlia della 'Famiglia Montalbano'; nipote della Picciotteria o Fibbia; le famiglie della Locride ( in primis i Nirta e Pelle di San Luca, i Barbaro-Marando-Trimboli di Platì, i Morabito-Brazzaniti-Palamara di Africo, i Ruga-Metastasio-Loiero-Gallace-Novella di Monasterace-Stilo-Guardavalle, ma anche i Commisso ed i Costa di Siderno, i Belfiore, Demasi, Gallizzi, Ierinò, Macrì, Mazzaferro, Sainato, Ursino, e gli Aquino, Mazzaferro, Coluccio di Gioiosa e Marina di Gioiosa, gli Iamonte di Melito Porto Salvo, Paviglianiti di San Lorenzo, Verno-Pangallo-Favasuli-Stelitano e Zavettieri di Roghudi, Rodà-Casile di Condofuri-Bova, Vadalà-Scriva e Talia di Bova Marina, Maisano di Palizzi, i Cataldo ed i Cordì di Locri…; del Reggino ( De Stefano, Tegano, Libri, Serraino, Imerti, Condello, Labate)… e della Piana (Piromalli, Molè, Alvaro, Pesce, Bellocco, Facchineri, Avignone, Longo-Versace, Gallico, Bruzzise, Gioffrè, Parrello…), tanto per fare dei nomi ed i loro satelliti. Poi, ci sono le varie rappresentanze fuori provincia; fuori regione e fuori nazione; ma con ruolo diversificato, in base allo spessore ed alle alleanze, coalizioni, aggregazioni e raggruppamenti. Conservatori e progressisti, moderati e liberali della 'ndrangheta, si sono da sempre confrontati, incontrati, scontrati e talvolta sterminati. Quando la saggia 'voce' degli anziani viene messa in minoranza, la parola passa alle armi…pistole, mitragliette, kalashnikov, bazooka, lanciamissili e lanciagranate, bombe 'ananas', tritolo e lupara. Sfogata la rabbia, sbolliti i nervi, placata l'ira, mitigato il rancore, addolcito l'astio, calmato l'odio, ammansito il furore e la collera, versato sangue ' a canali' si torna all'antico. Ci si siede intorno al tavolo, nel solito summit, a base di carne di capra e maccheroni di casa, vino a perdere, birra e coca-cola, torta e melone e si ragiona. E la parola, torna ai saggi anziani, come sempre. Sono quelli, che hanno avuto la fortuna di superare (quasi) indenni, le guerre di faida e di mafia. Persone astute e furbe, 'degne e meritevoli', che hanno saputo stare 'al bene ed al male'. E che comunque, sapendo navigare fra galera, ospedale e tribunale, sono riuscite ad evitare il cimitero. Personaggi 'canuti' con gli acciacchi presenili e senili, lombalgia, sciatalgia, discopatia, emicrania, insonnia, inappetenza, coronaropatia, 'pelata', cervicale, reumatismi ed artrosi e le ginocchia che fanno…'giacomo giacomo'. Ma, cervello da vendere. Sebbene, la 'ndrangheta, sibilano i procuratori della Repubblica in conferenza stampa, i pentiti in aula e gli studiosi sui libri, riviste e giornali, non sia composta soltanto dalla schiera dei 'soliti noti', che entrano ed escono attraverso la porta girevole della galera. Ci sono pure i soliti…ignoti. 'Teste d'uovo 'insospettabili, che lavorano e manovrano dietro le quinte; brian trust dei gruppi occulti, di potere e di pressione.
Altrimenti detto 'trasversalismo'. I critici d'arte, stroncano sul nascere certi autori anche di grido, che indugiano su cose trite e ritrite; che si fanno ammaliare, se non incantare dal canto delle sirene dell'assuefazione. Gli esperti, asseriscono che la 'ndrangheta, non sia un'associazione statica, ferma ed immobile, ma un'aggregazione in eterno divenire; in continuo movimento; dinamica. Morto il re, viva il re (nuovo). Morto un papa, se ne fa un altro. Come dire, che la 'Provincia', il mandamento, il distretto, il collegio, la corona, il locale, la 'ndrina, non possano stare senza un capo ed un sottocapo, od un "Consiglio d'amministrazione" all'occorrenza pronto a prendere le redini o lo scettro del comando. Non mancano i "minchiuni ch'avevano cento e volevano 'cchiuni". I presuntuosi, prepotenti, arroganti e…"cazzuni chini d'acqua" che si lasciano travolgere dal delirio d'onnipotenza e tentano la scalata al vertice, senza avere la sostanza, la capacità, l'abilità, la qualità e soprattutto le alleanze giuste, le frequentazioni opportune, 'la scuola di mafia', che solo la prima linea può dare. Per dirla in stretto gergo "mbriachi 'i minchija", che vogliono fare il passo più lungo della gamba. Senza rispettare le regole del gioco. In passato non sempre la cronaca si è occupata di clamorosi casi d'insurrezione, secessione, ribellione alla Peppe Musolino, Serafino Castagna e per certi versi Carmine Nuzzo Novella, che voleva sovvertire l'ordine naturale della cose. Addirittura sconvolgere le gerarchie ed andare alla scissione; alternativa al riconoscimento dell'autonomia, se non indipendenza della Provincia Lombardia, (capitanata fino al 2007 dal boss Cosimo Barranca e dopo Novella si arriva all'elezione, a Paderno Dugnano, Circolo Falcone-Borsellino del boss Pasquale Zappia); pari se non superiore alla Casa-Madre, alla 'Provincia Reggio Calabria'. Una pietra tombale sulla vecchia 'ndrangheta. Si badi bene, che quello di Carmelo Novella, non è stato l'unico caso. Se tale sia stato; questo, lo diranno i posteri. Ovvero la scusa per liberarsi di un mammasantissima cresciuto troppo di potenza, di peso e di statura, snobbando letteralmente la "testa pensante". E, 'Faciva umbra e spera'. Il destino dei boss, cronaca e storia, se non statistica alla mano. Chi mastica di queste cose, sa bene quanti e quali boss, abbiano passato la loro vita a scalare le vette ed i vertici, tra galera, ospedale e tribunale, ma sul più bello qualcheduno…mbum, mbum, l'ha spedito, 'a mangiari terra', al camposanto. In determinati casi non è tanto difficile arrivare in finale. Bastano tre-quattro partite giuste, favorevoli, un arbitraggio fasullo e voilà! Ma poi, bisogna raddoppiare la prudenza. Trovare i guardaspalle giusti, esatti e precisi, perché la cotenna è a rischio continuo. C'è sempre qualcheduno che voglia farti la ghirba per prendere il tuo posto. A volte, è l'insospettabile di cui ti fidavi ciecamente; con cui ti spartivi il sonno. Quello, per cui eri pronto a mettere la mano sul fuoco. Il resto, lo fanno le alleanze, le coalizioni, i patti di non belligeranza e la fortuna, che non guasta mai. Il primo comandamento della mafia però è…"Saper perdere". Dato che nessuno vuole perdere, spesso si finisce con il perdere la vita addirittura. Qualcheduno per orgoglio, s'è fatto ammazzare senza tanti complimenti. Contento lui…. La 'ndrangheta, storicamente è nata da queste parti, ma ha avuto anche qualche nicchia nelle altre province; favorita dai ras reggini, che hanno sponsorizzato. I Bellocco di Rosarno, hanno contribuito a fondare la Sacra Corona Unita: la mafia pugliese. La 'ndrangheta, ha avuto peso anche nella mafia dei così detti Basilischi. Altra cosa, sono i rapporti con la Camorra e con Cosa Nostra. I discendenti dei tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Scarcagnosso, si sono voluti bene da sempre; e si sono scambiati il mutuo soccorso…sigarette, droga, armi, pietre preziose e gioielli e killers ecc..
Da quando, secondo la leggenda, gli anzidetti tre cavalieri spagnoli della Garduna, fondarono una società segreta a Toledo nel 1412 o giù di lì. Decisero di vendicare con un atto di sangue l'onore violato della sorella, uccidendo colui che aveva arrecato un tale disonore alla loro famiglia. Per pagare il loro debito con la giustizia, furono condannati ed incarcerati nella lontana isola di Favignana, all'epoca territorio spagnolo; e dopo 29 anni, sei mesi ed un giorno, partorirono il codice, che si tramanderebbe sino ai nostri giorni. Lo Stato vuole vincere la guerra e da qualche tempo ha varato tutta una serie di provvedimenti legislativi. Lo Stato per fronteggiare lo strapotere delle mafia ha varato una serie di provvedimenti, che via via, hanno necessità di essere aggiornati. Avviso orale, diffida, sorveglianza e soggiorno obbligato sono stati integrati con il varo della DDA, fortemente voluta da Giovanni Falcone; la legge sui pentiti; la legge contro i prestanomi; il sequestro e la confisca di beni mobili ed immobili, illecitamente acquisiti anche di persone decedute. Miliardi di euri incamerati dallo Stato. Ed ancora la legge sullo scioglimento dei Comuni, gravati da infiltrazioni mafiose e via di seguito. Da Pantelleria alle Tre Cime di Lavaredo, lo Stato, ha scatenato la sua controffensiva ed intende dare scacco matto alla mafia. Questo è certo. Gli arresti ci sono; i processi si celebrano; le condanne arrivano; la galera è sicura per chi sbaglia. Al Sud ed al Nord, dove f i n a l m en t e, finisce la miopia dei governanti e delle istituzioni. Si ammette l'esistenza della mafia, della 'ndrangheta anche in Val Padania. Con trent'anni di ritardo da quando lo predicava il giudice Vincenzo Macrì, ribattezzato 'Cassandra, Tiresia e Laocoonte'. Intanto i danni, sono irreversibili ed i guasti anche. Le bande, hanno avuto disco verde per infestare il territorio per infiltrare e permeare le istituzioni; per corrompere, conquistare, lucrare. Nonostante il sequestro e la confisca di beni mobili e immobili per miliardi di euri; le migliaia di secoli di galera per capi e gregari; l'ergastolo ed il 41 bis per i padrini." Milano è la vera capitale della 'ndrangheta", aveva detto e scritto Vincenzo Macrì, in quel tempo procuratore nazionale aggiunto. Ma, nessuno gli credette. Al danno si unì la beffa. Anzi, gli diedero del visionario, idealista, utopista, sognatore. I risultati devastanti, sono sotto gli occhi di tutti. Lo Stato tenta di impadronirsi dei territori sgraffignati con l'inganno, la violenza e l'omertà. E la connivenza, connubio e complicità di talune istituzioni, abilmente adescate dai malavitosi senza scrupoli, attraverso la corruzione strisciante. La 'Gramigna'cresce e prospera all'ombra della 'Madunnina', sotto la Mole, davanti alla Lanterna e sotto la Torre degli Asinelli. Da Courmayeur a Madonna di Campiglio e da Cortina D'Ampezzo al Cadore. Ogni tanto, viene pizzicata con le mani sulla marmellata ed allora sono dolori per i colpevoli. Per esempio il processo' Bagliore', nato dall'omonima operazione, costola di "Crimine-Infinito" (un maxi-processo con oltre trecento arresti ed un paio di processi già celebrati; Il collegio dell'ottava sezione penale di Milano ha stabilito la pena più alta, 20 anni, per Pio Candeloro. Sono 18 gli anni per Giuseppe 'Pino' Neri; in altro stralcio la condanna più alta, 16 anni di reclusione, era stata inflitta ad Alessandro Manno ritenuto il responsabile della 'locale' di Pioltello, le altre condanne più severe sono per Cosimo Barranca capo della 'locale' di Milano, 12 anni e per Vincenzo Mandalari capo della 'locale' di Bollate (12 anni e 8 mesi). Una congiura interna agli equilibri della 'ndrangheta al Nord? I due amici per la pelle, diventati avversari, rivali e nemici acerrimi Carmelo Novella e Vincenzo Gallace, del locale di Guardavalle a cavallo delle province di Reggio Calabria e Catanzaro, sono finiti: uno, il boss secessionista Carmelo Novella che tramava per 'distaccare' le cosche lombarde dalla madrepatria, al cimitero; ucciso da Antonino Belmonte e Michael Panaija all'interno del circolo-ritrovo 'Reduci e Combattenti' di San Vittore Olona (ha raggiunto nell'al di là anche l'altro mammasantissima Andrea Ruga, assassinato a Monasterace) e l'altro, in galera, all'ergastolo. Puniti anche gli omicidi per lupara bianca di Rocco Stagno, ucciso barbaramente e dato in pasto ai maiali e di Antonio Tedesco, sepolto sotto due metri di calce e terra e ritrovato mummificato. Questo processo, ha confermato altri ergastoli per mandanti ed esecutori…Luigi Tarantino 31 anni di Cariati, Cristian Silvagna 40 anni di Bollate, Francesco Cristello 42 anni di San Giovanni di Mileto, Rocco Cristello 50 anni di San Giovanni di Mileto, Agostino Caristo 43 anni di Guardavalle, Salvatore Di Noto 58 anni di Palermo, Francesco Elia 39 anni di Mileto, Claudio Formica 47 anni di Mileto, Leonardo Prestia 39 anni di Cessaniti, Sergio Sestito 43 anni di Palermiti, Massimiliano Zanchin 38 di Cessaniti residente a Verano Brianza. Giuseppe Amedeo Tedesco 24 anni; Maurizio Napoli e Domenico Tedesco condannati all'ergastolo in prima istanza hanno ricevuto uno sconto considerevole:solo…30 anni di galera. E Michael Panaija, uno dei killer di Novella, ha avuto una riduzione di pena da 23 a 19 anni.
Quest'indagine, ed altre come l'operazione 'Ulisse', hanno evidenziato che le regole previste dal codice della 'ndrangheta, vengano applicate anche in Lombardia. Una res nullius, permeata dapprima a macchia di leopardo con il soggiorno obbligato e poi a macchia d'olio a partire dagli Anni Sessanta, quando le masse di emigranti e centinaia di migliaia di lavoratori, sbarcavano alla stazione centrale di Milano, di notte e di giorno, spesso all'avventura; in cerca di fortuna. Qualcheduno, purtroppo al paesello non vi ha fatto mai più ritorno. Qualche altro"scienziato", ha cominciato a frequentare le patrie galere. Lì, alla stazione centrale & dintorni, c'erano sempre i 'caporali', pronti ad arruolare, reclutare ed assoldare. per quattro soldi, che vista la fame di lavoro e la sete di progresso, sembravano addirittura cifre considerevoli. Ci si arrangiava con quel che passava il convento. Di malattia e mutua nemmeno a parlarne. Si lavorava, come negri sulle piantagioni di tabacco e cotone; anche fino a dieci-dodici ore nel periodo primavera-estate. Per mandare i figli ed i fratelli a scuola; comprarsi vestiti decenti. Per ristrutturare la vecchia casa; arredarla; mettere il bagno moderno; comprarsi la vespa; andare ogni tanto allo stadio, a tifare per il Milan, l'Inter, la Juventus ecc. Uno dei pochi, che credesse alla denuncia del procuratore nazionale aggiunto Vincenzo Macrì, che non minimizzasse, anzi ingigantisse l'esistenza della mafia, la penetrazione della 'ndrangheta nel Milanese, era il ministro dell'interno Roberto Maroni che ripeteva a proposito dell'operazione "Isola felice del 1994: «Con questa operazione la 'Ndrangheta in Lombardia è stata sradicata. E' la più importante vittoria cui lo Stato è riuscito ad arrivare. L'attività dei clan calabresi è stata finalmente messa allo scoperto". Anche perché la magistratura che sul territorio coordinava il lavoro di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, era riuscita a convincere e persuadere i pentiti a vuotare il sacco. Da Salvatore Anacondia, che nel 1992, vuota il sacco sul potere di Pepè Flachi e Franco Coco Trovato, calabrese come lui, nei quartieri di Bruzzano e Comasina; e porta all'operazione 'Wall Street' (10 giugno 1993). A Luigi Di Modica ed Antonio Zagari, figlio del capocosca della 'Ndrangheta di Varese Giacomo Zagari, portano all' operazione 'Isola felice' del gennaio 1994. Ma anche Leonardo Messina, pentito di fama che racconta la mafia nel nord Italia, Salvatore Maimone e Calogero Marcenò, che conducono all'operazione Fiori della notte di San Vito. I lager della droga di via Palmieri e via Barrili allo Stadera, di piazza Prealpi o di via Lopez a Quarto Oggiaro vengono azzerati, grazie alle confessioni di decine di pentiti minori, di piccoli spacciatori di droga. A loro per esempio si devono le operazioni antimafia 'Terra bruciata' (principale pentito Giustino Fiorino) e 'Cleaned quarter' realizzate in aprile a Quarto Oggiaro, l'operazione 'Belgio' con tanti pentiti, compresa Rita Di Giovine, sorella del boss Emilio Di Giovine.
La corruzione ovviamente, la fa da padrone; in una terra come la Lombardia dove il denaro scorre a fiumi, in quegli anni. Diventano di dominio pubblico i nomi di: carabinieri, poliziotti, secondini e avvocati sul libro paga della 'Ndrangheta o di Cosa Nostra;scoperti anche, i meccanismi per importare, tagliare e rivendere tonnellate di cocaina, eroina, marijuana e hascisc e surrogati. Individuati pure: ristoranti, bar, palestre, concessionarie di auto e negozi di abbigliamento comprati dalle cosche. A parte la vicenda della baronessa Teresa Cordopatri dei Capece, simbolo della lotta alla mafia e della resistenza alla 'ndrangheta, di cui s'interessò pure il quotidiano americano "Washington Post", dopo lo sciopero della fame, davanti al Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria perché lo Stato non riesce a restituirle quegli uliveti, una quarantina di ettari, che la mafia le ha "espropriato"; ma su cui pretende le tasse di successione; posseduti dalla sua famiglia nella frazione Castellace di Oppido Mamertina, sul versante tirrenico dell' Aspromonte; visitata dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia del tempo, Tiziana Parenti e dal vice, Pino Arlacchi; incoraggiata dal sindaco di Stefanaconi Elisabetta Carullo, anch'essa perseguitata dalla 'ndrangheta; nonostante il 10 luglio del 1991, in un agguato a Reggio Calabria, gli ammazzi il fratello Carlo Antonio Cordopatri; la testimonianza della baronessa Teresa Cordopatri nel processo di primo e secondo grado farà condannare a vent' anni di carcere un giovane di 22 anni, Salvatore De Rosa, indicato come il sicario del fratello e successivamente porterà all'operazione "Pace tra gli ulivi"; doveva morire pure lei, ma la pistola del killer s'inceppò; il boss don Saro Mammoliti, voleva i suoi uliveti. I suoi millecinquecento ulivi della pianura di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, ereditati dalla famigli tenuti sotto sequestro dalla mafia per trent'anni, a prezzi stracciati
Domenico Salvatore
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LUCA' Nicola
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PARISI Fabrizio (Capi 1, 33) – "un Milanese fatto uomo della 'ndrangheta Calabrese!"
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Il Gruppo Stagno - AGOSTINO Fabio
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Milano: il capo è Cosimo Barranca; Pavia: c'è un vertice con Giuseppe Neri, numero uno; Bollate: Vincenzo Mandalari è capo, Rocco Ascone caposocietà e vicario; Cormano: Pietro Francesco Panetta è il capo e Cosimo Magnoli vice. Bresso: Vincenzo Cammareri capo. Annunziato Cammareri capo società. Corsico: il vertice è formato da Bruno Longo, Giuseppe Commisso e Pasquale Zappia, che dal 31 dicembre 2009 diventa capo e organizzatore della Lombardia.Limbiate: Antonino Lamarmore è il capo del «locale», ma anche «mastro generale della Lombardia», con il compito di fare da raccordo tra locali. Pioltello: Alessandro Manno, Cosimo Maiolo. Rho: Stefano Sanfilippo, che era vicario di Carmelo Novella, promosso dopo l'omicidio. Solaro: Giovanni Ficara, capo della locale e rappresentante delle 'ndrine di Reggio Calabria presso la Lombardia. Desio (cosca molto numerosa): Annunziato Muscato, Nicola Minniti. Seregno (altra cosca numerosa): Antonino Belnome, accusato dell'omicidio di Novella, è diventato capo del «locale» dopo l'omicidio di Rocco Cristello, a Verano Brianza il 3 marzo 2008. Erba: Giovanni Varca, Michele Oppedisano (nipote di Domenico il capo dei capi calabrese). Canzo: Luigi Vona, Giuseppe Furci. Legnano: Vincenzo Rispoli
Locali in Lombardia
Locale 'ndrine capo locale/società note
Locale di Bollate Oppedisano, Gallace Vincenzo Mandalari Legame con la locale di Rosarno e di Guardavalle
Locale di Bresso Saverio Minasi Il locale di riferimento è quello di Oppido Mamertina.
Locale di Canzo Luigi Vona (santista)
Locale di Cermenate
Locale di Como
Locale di Cormano Pietro Francesco Panetta Fa riferimento al Locale di Grotteria
Locale di Corsico Papalia Bruno Longo Sostituisce il Locale di Buccinasco dopo i numerosi arresti dovuti all'operazione nord-sud negli anni novanta
Locale di Desio Iamonte-Moscato Annunziato Moscato, Pio Candeloro Uno tra gli storici Locali di 'ndrangheta in Lombardia, attivo dagli anni settanta
Locale di Erba Arena-Nicoscia Pasquale Varca (dote di trequartino) Di recente formazione, composto da persone di Isola Capo Rizzuto
Locale di Fino Mornasco
Locale di Giussano Antonino Belnome (dote di padrino e pentito dal 2010)
Locale di Lecco Trovato
Locale di Lentate sul Seveso
Locale di Legnano-Lonate Pozzolo (il cui capo è Vincenzo Rispoli) Farao-Marincola Vincenzo Rispoli Fa riferimento al Locale di Cirò Marina ed esiste almeno dagli anni novanta
Locale di Limbiate Iamonte Antonio Lamarmore in vece di Giovanni Lamarmore Nato con Domenico Romeo, poi passato al Locale di Varedo, a cui gli successe Giovanni Lamarmore. Il Locale di riferimento in Calabria è quello di Melito Porto Salvo
Locale di Lumezzane
Locale di Mariano Comense Salvatore Muscatello
Locale di Milano Centro Cosimo Barranca Provenienza da Caulonia e Siderno. Molti affiliati si distaccano per fondare locali in altre zone
Locale di Monza
Locale di Pavia Giuseppe Antonio Neri Attivo fin dagli anni settanta
Locale di Pioltello Manno-Maiolo Alessandro Manno Autorizzato da Cosimo Barranca (Locale di Milano), nasce il primo marzo 2008 per volere di Carmelo Novella. Sono originari di Caulonia
Locale di Rho Oliverio Marrazzo Stefano Sanfilippo (originario di Gela) Secondo una intercettazione del 2008 esisterebbe da 30 anni. Non ha una locale madre, e non tutti i componenti sono di origine calabrese.
Locale di Senna Comasco
Locale di Seregno Cosimo Priolo
Locale di Solaro Ficara-Latella Giovanni Ficara
Locale di Varese
Locale di Varedo
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