Con un comunicato
diffuso a mezzo stampa nella giornata di lunedi 16 dicembre, la società
elvetica, azionista di maggioranza del gruppo SEI (Saline Energie Ioniche)
S.p.A., ufficializza l’uscita dal progetto di Saline Joniche.
“In relazione a
partecipazioni in società che gestiscono centrali a carbone, - si legge nella nota - Repower
si attiene agli indirizzi strategici generali espressi dal Governo del Cantone
dei Grigioni, quale azionista di maggioranza del Gruppo Repower. Sia la
strategia cantonale che l’evoluzione generale del contesto energetico hanno
spinto il Consiglio d’Amministrazione a non più prendere in considerazione
partecipazioni in società che gestiscono centrali a carbone. Per quanto
riguarda il Progetto di Saline Joniche, Repower uscirà in modo ordinato dal
progetto, rispettando tutti gli impegni contrattuali assunti, al più tardi
entro la fine del 2015.”
Sembra dunque volgere
definitivamente a termine l’avventura del colosso energetico svizzero in terra
calabra. Puntare sulle centrali a carbone, si è rivelato un investimento
azzardato e fallimentare per Repower che chiude il 2013 “con un’importante
perdita netta” a fronte della quale dovrà procedere “a svalutazioni
straordinarie per un ammontare di circa 220 milioni di franchi”.
La società elvetica
imputa esclusivamente al mercato e all’evoluzione dei prezzi dell’energia il
vertiginoso crollo dei suoi utili, ma appare fin troppo evidente che l’”affare
carbone” e la poca trasparenza con la quale ha operato in Calabria, hanno
notevolmente inciso sulla debacle in termini di credibilità e immagine.
Crescente è stato il
dissenso dei soci manifestato nel corso delle ultime due assemblee societarie
annuali, alle quali il Coordinamento Associazioni Area Grecanica ha partecipato
con un suo rappresentante. In queste occasioni era stato possibile denunciare i
metodi discutibili e poco corretti con i quali la multinazionale cercava di
ottenere consensi in area grecanica, tra lo stupore e l’imbarazzo dei
partecipanti. Oltre alle ferme ragioni del NO, sono stati soprattutto gli
scandali a mettere a dura prova i nervi del consiglio di amministrazione della
società. Dall’indignazione suscitata dai comunicati stampa scritti, per i
comitati favorevoli, dal responsabile della comunicazione di Repower Italia,
Davide Damiani, al foraggiamento degli stessi attraverso cospicue somme di
danaro per favorirne la trasferta in terra elvetica, in occasione della prima
manifestazione pubblica organizzata dall’opposizione svizzera. Dall’arroganza
nel non voler abbandonare il progetto nemmeno a fronte della contrarietà della
stragrande maggioranza della popolazione e di tutte le istituzioni calabresi,
agli interessi della ‘ndrangheta messi in luce dal procuratore aggiunto Nicola
Gratteri a seguito dell’operazione ADA. Interessi che portarono alle
dimissioni il consulente SEI-Repower, Franco D’Acquaro, ritenuto dagli inquirenti
l’uomo che presumibilmente avrebbe «preso contatti con la criminalità
organizzata locale, inevitabilmente coinvolta nel più massiccio investimento
economico che ha interessato negli ultimi anni la zona del basso ionio
reggino».
La “verde” Repower,
orgoglio del Cantone dei Grigioni, affonda così colpo su colpo. A dare quello
di grazia, la bruciante sconfitta sancita dal Referendum dello scorso 22
settembre attraverso il quale il popolo grigionese si espresse inequivocabilmente
per il ritiro immediato dal progetto.
Repower si prende
tuttavia due anni di tempo per dar seguito al “ ritiro ordinato dal
progetto”.
A chi tenterà di vendere
il 57,5% della sua quota partecipativa?
Qual è la posizione
degli altri tre gruppi azionari che ricordiamo essere “Hera” per il 20%,
“Foster Wheeler Italiana S.r.l.” per il 15%, ed “Apri Sviluppo S.p.A.” per il
7% ?
Il Coordinamento
Associazioni Area Grecanica non abbasserà la guardia e continuerà a vigilare e
a dar battaglia su tutti i fronti fin quando non verrà scritta la parola fine
sull’intera vicenda. Allo stesso tempo, chiederà con forza un impegno
concreto a tutti gli organi competenti affinchè si attuino quei processi di
riqualificazione della zona interessata, compatibili con la vocazione turistica
del territorio, che possano creare occupazione e rilanciare l’economia nel
rispetto della salute dei cittadini, dell’ambiente e delle innumerevoli risorse
presenti nell’intera area.
www.nocarbonesaline.it
0 Commenti