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Commissione Antimafia: Arena e la querelle senza contraddittorio (il video)

Di Antonio Giuseppe D’Agostino – Troppe chiacchiere, troppe parole gettate al vento, ma soprattutto troppe passerelle che fanno male alla città e alla Regione e che non inquadrano la lotta alla ‘Ndragheta nella giusta prospettiva.
Una querelle che è partita dopo la due giorni della Commissione parlamentare Antimafia a Reggio Calabria, dove le audizioni non hanno interessato l’ex sindaco Demetrio Arena, diventato in assoluto il capro espiatorio dei mali della città.
Una visione politicizzata che non tiene conto della possibilità di contraddittorio, che non dovrebbe essere negata a nessuno, e che ha visto la giovane parlamentare dell’NCD Rosanna Scopelliti chiedere l’audizione dell’ex Amministratore.
Ed è lo stesso Demetrio Arena, su cui sono cadute alcune velate insinuazioni della Presidente Rosy Bindi (visto il ruolo di assessore regionale, nda) a entrare garbatamente nella polemica.
In virtù di un rispetto delle istituzioni, rilevo che qualche parlamentare ha disposto la mia audizione all’antimafia”, un’audizione che lo stesso Assessore reputa opportuna per lo scambio di conoscenze da portare “sulla base della mia esperienza, prima umana e poi come amministratore”.
L’ex inquilino di Palazzo San Giorgio, durante una conferenza stampa, ha evidenziato come “utilizzare le Istituzioni come strumento di lotta politica” sia uno dei “problemi più grossi della politica, che purtroppo negli ultimi anni è stato fatto sulla pelle del nostro paese”.
Un atteggiamento dilatorio che ha “portato il nostro paese a non potersi considerare civile”, perché in Italia (ma in particolare a Reggio e in Calabria, nda) “si è radicalizzato lo scontro politico, non tenendo conto che il problema della Giustizia, non riguarda la politica, i notabili, ma i cittadini che dovrebbero avere delle risposte”.
Oggi, forse, venuto meno l’oggetto dello scontro politico, forse – prosegue Arena –  si può “parlare serenamente e che lo facciano tutte le forze politiche”.
In quanto, il problema “della ndrangheta si gioca sulla pelle dei calabresi” e “non si può scrivere una pagina su la vicenda del comune di Reggio Calabria, perché col tempo sapremo che è accaduto”.
È solo a questo punto che Arena condivide il parere dei tanti che chiedono una rivisitazione della Legge sullo Scioglimento dei Comuni una normativa che è frutto di quella normativa di facciata, di propaganda, di immagine, dove i governi che si sono succeduti – senza distinzione di colore- hanno voluto fare interventi legislativi soltanto e unicamente per poter comunicare di aver fatto qualcosa contro la ‘ndrangheta”, provocando quei danni che non restano solo nella politica, ma nell’interno territorio.
Un territorio marchiato da quell’accusa di mafiosità che lo stesso ex primo cittadino vuole allontanare perché “se passa, se dovesse passare, il messaggio che la comunità calabrese è tutta marcia, sarebbe devastante, sarebbe ingiusto”.
Un marchio che è caduto sulla città e sulla “regione dove la gente perbene se ne va perché non può sostenere né la ndrangheta, né l’antindrangheta, non ha i riferimenti per come vivere onestamente in questa regione”.
Dunque, diventa necessario non far passare “il concetto per cui in via preventiva bisogna adottare provvedimenti gravi che sospendono la democrazia”, perché “la ndrangheta è un tumore che sprigiona metastasi, che colpiscono organi vitali. Per sconfiggere questa piaga dobbiamo aggredire il male e le metastasi non possiamo pensare, in via preventiva, di aggredire gli organi sani”.
Chi è Arena la città lo sa, sia a livello professionale sia a livello umano. Un’identità che non teme attacchi, evidenzia l’Assessore, perché “politicamente nel momento in cui attaccano la mia persona, chi lo fa genera un danno a se stesso, perché la gente che conosce il professionista, il politico, fa un danno perché la gente tocca con mano qual è il livello dello scontro, quali sono le distorsioni delle informazioni”.
E se si vuole aprire un dibattito “e lo si vuole fare per il bene della Calabria e combattere la ‘ndrangheta, bisogna abolire tutte queste distorsioni”.
Distorsioni che non pesano solo sulla sua persona, ma sull’intero territorio “perché fuori dai nostri confini, noi ci raffrontiamo con delle realtà che quando sentano parlare di meridione pensano alla ‘ndrangheta e hanno una visone delle fiction della televisione”.
La conclusione è affidata a una riflessione su quella Relazione che ha portato allo scioglimento che “è stato un provvedimento che avrebbe spazzato via chiunque avesse fatto il sindaco in quel momento”, soprattutto perché la scelta è stata fatta senza un contraddittorio.
Una procedura fatta da chi ha lavorato in maniera asettica senza raffrontarsi con le istituzioni, quindi senza contraddittorio”.
Immaginate tre funzionari dello Stato – sottolinea Arena avviandosi alla conclusione - che debbono andare a fare dei controlli, guardano le carte, e si basano sul quello che vedono e le cose che vedono non le riscontrano, si creano situazioni fuorvianti”.

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