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Il comandante Berlusconi non lascia ma raddoppia.Varata Forza Italia 2.0,dirigenti in visibìlio

La riprova di cosa davvero non abbia funzionato nel Pdl è racchiusa nelle sotterranee pressioni impartite dall’establishment azzurro che hanno premuto come la lava in eruzione sulle pareti del vulcano tanto da farlo esplodere. E così in un fluttuare di correnti, in uno svolazzare di falchi e colombe, in un via vai di sherpa e portatori, il Cavaliere alla fine è capitolato verso il ritorno al futuro della Forza Italia 2.0. Attenzione però, che nessuno si illuda. Come recita la preziosa regola matematica, pur cambiando l’ordine dei fattori il prodotto resta invariato. Ed il prodotto non è altro che Silvio Berlusconi, instancabile e navigato timoniere d’una nave a cui s’è voluto rifare il maquillage. Già poiché in fondo, salvo pochi sconvolgimenti, questo rinominato contenitore incuberà imperterriti i soliti inveterati marinai sempre pronti a puntare i piedi o a tirar per la giacchetta il povero Silvio, che non bastassero le grane giudiziarie che lo tormentano come una tagliola, si ritroverà alle calcagna la solita pletora di cortigiani famelici dal consiglio facile e dalla lesta rivendicazione.

Ma è chiaro che questa operazione di restyling – peraltro inevitabile in rapporto alla graticola sulla quale è appoggiato questo governo dalle larghe attese, che presagiscono continuamente lo spettro delle elezioni - non poteva avere un altro sponsor che non nel padre fondatore di quella prima fortunatissima esperienza politica nata dalla condensazione di tante speranze di novità che soffiavano forte in parallelo a tangentopoli e che venne battezzata nel 1994 col nome di Forza Italia.

Uno scudo, una strategica intuizione quella di formare un partito che foraggiato dai soldi del principale azionista e con l’aiuto straordinario delle sue stesse reti televisive che lo teletrasportavano “a gratis” in milioni di case di italiani facendo apparire sul piccolo schermo la sua faccia levigata e rassicurante, prese il largo e vinse le elezioni, catapultando nell’agone politico un capacissimo imprenditore-editore che sino ad allora era vissuto abbastanza comodamente nel sottobosco antistante i palazzi del potere intessendo con essi una serie di rapporti essenziali e sinallagmatici.

Per il Pdl evidentemente è giunta l’ora di una sosta ai box, di una sorta di revisione di quella “gioiosa macchina da guerra” – per mutuare una infelice per lui espressione occhettiana – che durante il suo viaggio ha dato tante soddisfazioni e qualche inevitabile dispiacere al suo principale conduttore. C’è da credere che molti saranno gli “aficionados” del vecchio marchio ai quali Berlusconi si vorrà rivolgere per richiamare ai sentimenti di libertà e progresso, sostantivi gemelli ed entrambi tanto cari al suo dizionario che scaldano le piazze e spronano i militanti a fare capannelli, imbracciare l’arma formidabile della matita nelle urne e votarsi al loro martire protettore per eccellenza sempre in trincea contro la magistratura, ritenuta da sempre potere incomodo ed inadeguato, a favore di quel tanto declamato neo-rinascimento del paese, altro chiodo fisso, cavallo di battaglia e compagno fedele in mille comizi, che persino illustrato in folder e messo su carta intestata, la sua realizzazione è rimasta lucida e chiara solo nelle intenzioni dell'eterno promittente nonostante il pur ragguardevole ventennio di governi alterni berlusconiani ne abbiano anonimamente cannibalizzato l’attuazione con motivazioni chiare degne della strage di Ustica.

Ecco che a volte ritornano. Perché succede che se si vuol vendere un prodotto talvolta sia sufficiente abbellirne la confezione. Allora c'è più d'un sospetto che stia per avere inizio una vigorosa campagna dell’usato sicuro (ma non garantito).

Giuseppe Campisi

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