Gazzetta n. 95 del 23 aprile 2013 |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 aprile 2013 |
Nomina della commissione straordinaria per la provvisoria gestione del comune di Melito Porto Salvo. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto il proprio decreto in data 22 febbraio 2013, con il quale, ai
sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b), n. 3 del decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il consiglio comunale di Melito
Porto Salvo e' stato sciolto a causa delle dimissioni rassengate da
dieci consiglieri su sedici assegnati all'ente;
Considerato che
all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza
della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a
pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e
l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Visti i decreti del
Prefetto di Reggio Calabria in data 25 e 28 febbraio 2013 con quali
ai sensi dell'art. 143 commi 1 e 2 del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267 la gestione dell'amministrazione
comunale e' stata assegnata a tre commissari prefettizi;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai
condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato
grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha
determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave
inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende
necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di
adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per
l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e'
allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 27 marzo 2013;
Decreta:
Art. 1
La gestione del comune di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) e'
affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione
straordinaria composta da:
dott.ssa Giuseppina Di Raimondo, viceprefetto;
dott. Antonio Giannelli, viceprefetto;
dott.ssa Rossana Pennestri, funzionario economico finanziario. |
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Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel comune di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) sono state
riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita'
organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e
l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni
amministrative del 6 e 7 maggio 2012 nonche' il buon andamento
dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
All'esito
di indagini giudiziarie svolte dalla locale Procura della Repubblica
il Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di
Reggio Calabria, su richiesta della Direzione distrettuale
antimafia ha emesso, il 12 febbraio 2013, un'ordinanza di custodia
cautelare nei confronti di 65 soggetti appartenenti alla locale
organizzazione criminale; tra i destinatari dell'ordinanza cautelare
figurano il sindaco, in quel momento in carica, del comune di Melito
Porto Salvo, il responsabile dell'ufficio tecnico, un impiegato in
servizio presso il medesimo ufficio nonche' colui che era stato
eletto sindaco nella tornata elettorale amministrativa del 2007 e che,
precedentemente, aveva gia' guidato per altre due mandati
l'amministrazione comunale.
I menzionati sindaci pro tempore sono
indagati del reato di cui all'art. 416-bis commi 1, 2, 3, 4, 5, 6
c.p. per aver fatto parte di un'associazione mafiosa operante sul
territorio della provincia di Reggio Calabria contribuendo con il
loro apporto, consolidato nel tempo, agli scopi
dell'organizzazione quali: acquisire appalti pubblici, influire sul
libero esercizio del voto, procurare a se' e ad altri voti in
occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le
preferenze su candidati vicini alla menzionata organizzazione in
cambio di future utilita'.
I citati dipendenti comunali sono
imputati dei reati di cui agli arti. 110 e 416-bis commi 1, 2, 3, 4, 5
e 6 c. p., perche' come concorrenti "esterni", nelle loro qualita'
ed in diretto contatto con i vertici dell'organizzazione, si
ponevano quali soggetti di riferimento per il sodalizio
criminale all'interno dell'amministrazione comunale favorendo,
anche nell'adozione di specifici provvedimenti preventivamente
concordati con personaggi e imprese intranei o riconducibili alla
cosca, comunque garantendo il loro appoggio all'organizzazione in
particolare nella illecita attivita' di controllo dei pubblici
appalti, con innegabili riflessi in termini di rafforzamento e
consolidamento dell'associazione.
Le risultanze della suddetta
operazione di polizia giudiziaria hanno formato oggetto di un
apposito esame in sede di riunione tecnica di coordinamento
interforze il 14 febbraio 2013 alla presenza del Procuratore della
Repubblica f.f. all'esito della quale il prefetto ha redatto
l'allegata relazione in data 15 febbraio 2013 che costituisce parte
integrante della presente proposta.
A seguito delle contestuali
dimissioni dalla carica rassegnate dalla maggioranza dei consiglieri
il consiglio comunale di Melito Porto Salvo con decreto del
Presidente della Repubblica in data 22 febbraio 2013, e' stato
sciolto ai sensi dell'art. 141 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, con la conseguente nomina di un commissario
straordinario per la provvisoria gestione
dell'amministrazione.
Esaminati compiutamente i contenuti
della citata ordinanza cautelare dai quali e' emersa
l'illegittima interferenza della criminalita' organizzata sia sugli
organi elettivi sia su componenti dell'apparato burocratico il prefetto
di Reggio Calabria, con decreto del 25 febbraio 2013 integrato con
decreto del 28 febbraio 2013, ha affidato ai sensi ai sensi
dell'art. 143, comma 12 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, la gestione di quell'amministrazione comunale
ad una commissione straordinaria, in presenza delle condizioni di
necessita' e urgenza ed al fine di scongiurare il perpetuarsi
di situazioni che avrebbero potuto ulteriormente compromettere
lo svolgimento dell'attivita' amministrativa.
Nella
citata relazione del 15 febbraio 2013 il prefetto di Reggio Calabria da
atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su
collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la
criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento
degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione
della misura prevista dall'art. 143 del citato decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267.
Gli accertamenti svolti in ambito
giudiziario hanno interessato la cornice criminale ed il contesto
ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai
rapporti tra gli amministratori e le locali cosche ed hanno evidenziato
come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel
tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od
indirettamente ad ambienti malavitosi, per l'esistenza di una
fitta ed intricata rete di amicizie e frequentazioni che lega alcuni
amministratori ad esponenti delle locali consorterie criminali od a
soggetti ad esse contigui.
Il comune di Melito Porto Salvo e'
ricompreso in un ambito territoriale notoriamente caratterizzato
dalla radicata e pervasiva presenza della citata organizzazione
criminale con un raggio di azione che si estende anche ad altri
comuni della provincia tra i quali quelli di Bova Marina e Bagaladi,
i cui consigli sono stati recentemente destinatari del
provvedimento di cui all'art. 143 del citato decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267. Lo stesso comune di Melito Porto Salvo era stato
interessato dal provvedimento di scioglimento per condizionamenti
da parte della criminalita' organizzata nel 1991 e nel 1996.
Le indagini giudiziarie hanno evidenziato una sostanziale
continuita' nelle amministrazioni che si sono succedute alla guida
dell'ente, atteso che, come gia' evidenziato, l'organo di vertice
eletto all'esito della tornata elettorale del 2012 aveva ricoperto,
nel corso del precedente mandato, la carica di consigliere e
comunale: inoltre un rilevante numero degli amministratori eletti nei
2012 ha fatto parte, a diverso titolo, degli organi dell'ente sin
dall'anno 1998.
Il dato fattuale della continuita' e della
sussistenza di comuni interessi tra rappresentanti della compagine
eletta e componenti della locale organizzazione criminale e'
avvalorato dalla circostanza che, nella tornata elettorale del 2012, tra
i candidati e sostenitori della lista di colui che e' stato eletto
sindaco figurano persone il cui nucleo familiare e' riconducibile
alla locale criminalita' organizzata
Gli accertamenti
giudiziari hanno fatto emergere in particolare come l'azione
amministrativa condotta dal primo cittadino sia stata improntata al
clientelismo e volta, negli anni, a tutelare gli interessi del
sodalizio mafioso che, anche in coincidenza della campagna
elettorale per le elezioni amministrative del 2012, ne ha appoggiato
la candidatura e favorito l'elezione.
E' stato altresi' posto
in rilevo come, nel corso della menzionata campagna elettorale, i
candidati delle liste concorrenti a quella capeggiata dal futuro
sindaco abbiano subito illecite pressioni poste in essere da
soggetti riconducibili alla locale cosca, sostenitori della lista del
piu' volte menzionato futuro primo cittadino.
Ulteriore
rilevante elemento, che attesta come siano radicati i rapporti tra il
citato amministratore e la criminalita' organizzata, e' dato dalla
circostanza che gli stessi sono stati mantenuti e sono continuati,
sebbene con diverse modalita', nonostante i vertici del sodalizio
siano stati a piu' riprese colpiti da provvedimenti cautelati di
reclusione.
Il delineato assetto dell'amministrazione, unitamente
al generale stato di disordine organizzativo e di mancato
rispetto delle disposizioni dettate dall'ordinamento vigente, si
sono rivelati condizioni adeguate a favorire la permeabilita'
dell'ente al condizionamento di tipo mafioso posto in essere dalla
criminalita' organizzata.
Le ingerenze della criminalita' nelle
funzioni e nelle attivita' svolte dal comune si sono tradotte in
molteplici illegittimita', abusi, anomalie e sviamenti dell'attivita'
amministrativa volti a favorire economicamente o sotto forma di
altre utilita' persone o societa' direttamente o indirettamente
collegati ad esponenti della locale consorteria mafiosa.
Fattori che attestano la penetrazione malavitosa sono emersi
dall'analisi delle procedure di aggiudicazione degli appalti di
lavori sevizi e forniture. E' stata riscontrata la ricorrenza di quei
caratteri indiziari che connotano i sistemi di gestione illegale
delle gare ad evidenza pubblica, quali la presenza ripetuta delle
medesime ditte in gare diverse con un avvicendamento delle stesse
nelle aggiudicazioni nonche' la riferibilita' di tali aziende a
cosche mafiose locali.
Tali modalita' operative, che hanno avuto
origine nel corso di precedenti consessi e sono proseguite,
consolidandosi, negli anni successivi, risultano evidenti nelle
assegnazione di lavori pubblici, nel conferimento di incarichi
concernenti la responsabilita' di servizi a soggetti organici o
riconducibili a organizzazioni criminali, nelle anomalie
riscontrate nell'ufficio amministrativo contabile.
Attengono
al primo degli aspetti evidenziati le procedure inerenti la
realizzazione di una centrale a carbone, da effettuarsi nell'area
attualmente occupata da uno stabilimento chimico e per il quale
l'amministrazione eletta nel 2012 ha gia' rilasciato i relativi titoli
autorizzativi.
La realizzazione dell'impianto in questione
comportera' un importante investimento economico intorno al
quale si sono concentrate le attenzioni dell'organizzazione
criminale egemone.
I contenuti di alcune fonti tecniche di prova
hanno infatti posto in rilievo la sussistenza di accordi intercorsi tra
esponenti della locale criminalita' organizzata, gruppi affaristici
e componenti dell'amministrazione comunale su alcuni aspetti
procedurali connessi alla realizzazione dell'impianto.
Particolarmente significativo in tal senso e' stato il ruolo svolto
dal sindaco che, pur mantenendo una posizione ufficialmente
contraria alla realizzazione della centrale a carbone, ha al tempo
stesso stabilito e coltivato rapporti con un consulente che, per
conto di una societa' interessata al suddetto investimento, e'
risultato essere il principale sostenitore della rivalutazione in
chiave industriale dell'area in questione. Il citato consulente, a
sua volta, aveva gia' stretto contatti ed ottenuto il preventivo
assenso del locale sodalizio criminale sulla possibilita' di
realizzare l'investimento.
La radicata forza prevaricatrice
della locale organizzazione mafiosa e' altresi' attestata dalla
circostanza che buona parte degli appalti di servizi pubblici sono
stati affidati, nel tempo, a soggetti riconducibili ad ambienti
controindicati e, come emerso da fonti tecniche di prova, dal fatto
che gli affidamenti degli appalti di servizi sono stati, in taluni
casi, preventivamente concordati tra gli amministratori locali ed
esponenti della locale criminalita' organizzata.
Tali aspetti
sono attestati dall'esame delle relative procedure che hanno
evidenziato, in particolare, come nei bandi di gara per
l'assegnazione dei servizi cimiteriali e dei servizi di pulizia di
edifici pubblici erano previsti requisiti specifici posseduti
solamente dalle societa' riconducibili alla locale organizzazione
criminale.
Inequivocabile conferma dell'interferenza esercitata
dalla locale organizzazione sulle scelte dell'ente e' data dalla
circostanza che il servizio di manutenzione del verde pubblico, la
gestione dei servizi cimiteriali, il servizio di manutenzione della
rete idrica e quello della pubblica illuminazione sono, tutti, stati
affidati a societa' riconducibili a soggetti destinatari della
menzionata ordinanza di custodia cautelare.
Sebbene alcune delle
menzionate procedure siano state disposte nel corso di precedenti
mandati amministrativi, le parzialita' compiute vanno comunque
ricondotte alla responsabilita' dell'attuale amministrazione in virtu',
come gia' evidenziato, dei profili di continuita' rappresentati
dal sindaco nonche' da altri componenti dell'attuale compagine gia'
presenti nella precedente consiliatura.
Concorrono a delineare il
quadro di un'amministrazione gestita sulla base di logiche
clientelari e cointeressenze tra apparato politico e criminalita'
organizzata le pressioni esercitate dal sindaco per favorire le
assunzioni di personale presso una cooperativa controllata dalla
locale cosca e che piu' volte ha ricevuto contributi da parte
dell'ente.
Elementi emblematici che evidenziano uno sviamento
dell'attivita' amministrativa dai principi di buon andamento sono
stati posti in rilievo dalla verifica concernente l'organizzazione
degli uffici.
E' emerso infatti che dipendenti gravati da
pregiudizi specifici e riconducibili alla locale organizzazione
criminale sono stati assegnati ad uffici di primaria importanza ai
fini dell'attuazioni del programma politico e che altro dipendente,
anche in questo caso contiguo ad ambienti controindicati, prestava
servizio presso un ufficio di diretta collaborazione del sindaco.
Ulteriori criticita' che contribuiscono a definire la situazione di
precarieta' dell'ente locale e la diffusa illegalita' hanno
interessato il settore finanziario contabile.
L'amministrazione
comunale ha infatti operato facendo ricorso ad una ripetuta
anticipazione di cassa, autorizzata di volta in volta dall'organo
competente ma, diversamente da quanto espressamente richiesto
dall'art. 195 del decreto legislativo n. 267/2000, senza
determinazione espressa con riguardo ai reiterati utilizzi temporanei
delle somme a specifica destinazione.
Tali anomalie e
illegittimita' sono un segnale evidente dell'incapacita' o della
mancanza di volonta' dell'amministrazione eletta di dettare indirizzi
e attuare adeguate strategie di vigilanza e controllo in un settore di
vitale importanza per la sana gestione dell'ente locale, settore nel
quale invece e' stata accertata la sussistenza di atteggiamenti
omissivi, se non addirittura compiacenti, a tutto vantaggio di
interessi riconducibili ad ambienti controindicati.
L'insieme dei
suesposti elementi e' idoneo a suffragare le rilevate forme di
condizionamento del procedimento di formazione della volonta' degli
organi comunali, essendo questo caratterizzato da collegamenti
indizianti la compromissione del buon andamento e dell'imparzialita'
di quell'amministrazione comunale a causa delle deviazioni nella
conduzione di settori cruciali nella gestione dell'ente.
Il
processo di legalizzazione dell'attivita' del comune e' gia' iniziato
attraverso la gestione provvisoria dell'ente, affidata ai tre
commissari prefettizi per garantire l'affrancamento dalle
influenze della criminalita', ed e' indispensabile farlo proseguire
con la nomina della commissione straordinaria di cui all'art. 144 del
citato decreto legislativo, che in un arco temporale piu' lungo
consentira' di portare a termine iniziative ed interventi
programmatori che, piu' incisivamente, favoriranno il risanamento
dell'ente.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo
configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143
del decreto legislativo citato, puo' intervenire finanche quando sia
stato gia' disposto provvedimento per altra causa,
differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l'adozione
della misura di rigore nei confronti del comune di Melito Porto Salvo
(Reggio Calabria), con conseguente affidamento della gestione
dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu' dei
successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche
competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire,
nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa alle esigenze
della collettivita'.
In relazione alla presenza ed
all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che
la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto
mesi.
Roma, 26 marzo 2013
Il Ministro dell'interno: Cancellieri |
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Allegato
Parte di provvedimento in formato grafico
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Art. 2
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita,
fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le
attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al
sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime
cariche.
Dato a Roma, addi' 9 aprile 2013
NAPOLITANO
Monti, Presidente del Consiglio dei
Ministri
Cancellieri, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 15 aprile 2013 Interno, registro n. 2, foglio n. 304 |
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