NEL CIELO DI MELITO PORTO SALVO A MEZZOGIORNO, SOTTO LO SGUARDO DELL’ARCANGELO DOMENICO, SI STAGLIA ABBAGLIANTE LA “MERIDIANA” E PER LA SEGATO VIOLA, BATTUTA DA UNA SQUADRA DI “MARZIANI” SI FA…NOTTE
La formazione di Giovanni Iuculano, allenata da mister Maurizio Giuffrida, la più forte, ha travolto tutti. Ma la quotata “Segato Viola” di Mimmo Barillà e mister Demetrio Sartiano (Antonino e Demetrio Cassalia), è stata piegata (2-0)solamente in finale e dopo un match vibrante, ben diretto dal “federale” Francesco Scopelliti. La soddisfazione degli organizzatori (Futsal Melito di Gianluca Borruto e Segato Viola, ma anche il factotum Agostino Cassalia, sostenuto da Francesco Sapone e Carmelo Laganà). Il ringraziamento di Mario Surfaro e Tita Stelitano, genitori di Domenico
Domenico Salvatore
MELITO PORTO SALVO- 30 marzo 2013-Tempi di consuntivi e di preventivi. Bene, bello, bravi, continuate! Come dicevamo nel precedente “lancio”…Il torneo giovanile riservato ai bambini under 2002-03, dedicato a Demenico Surfaro, (un ex calciatore della Calcistica Saverio Spinella, scomparso qualche anno fa, per un banale incidente stradale), volge al termine. Le fatiche di Ercole del Futsal Melito, diretto da Gianluca Borruto, di Francesco Sapone, di Agostino Cassalia, di Carmelo Laganà & company, volgono al termine. Delle sedici squadre, ne sono rimaste quattro. Tutte, hanno dato il loro contributo materiale, morale e spirituale. Due, Segato Viola e Meridiana giocheranno per il primo e secondo posto, alle ore 17. Due, SCR Caulonia e San Pio X, per il terzo e quarto, poco prima. L’organizzazione è stata perfetta. Ma la società ancor di più. Hanno offerto tutta la loro competenza, esperienza e professionalità. Anche il sèguito. Insomma tutto perfetto, quando c’è la correttezza e la serietà personale; oltreché il senso di responsabilità. Mens sana in corpore sano. Ma le squadre hanno giocato in un ambiente sano, immerso nella natura, nel verde e nell’ossigeno. I giocatorini, hanno potuto continuare a sviluppare il dialogo ed il confronto delle idee e al tempo stesso arricchire il loro bagaglio tecnico, atletico e culturale. Ma soprattutto il rispetto delle regole. Propedeutico allo sviluppo della legalità e del senso morale. I personal trainer, hanno l’incombenza di insegnare a gestire lo stress, l’ansia e le emozioni, ma anche a saper vincere e saper perdere.
Si sono viste partite assolutamente corrette; con pregevoli geometrie ed individualità di tutto rispetto. Piccoli campioni crescono e domani saranno il vivaio delle società maggiori; ma quanta passione, quanti sacrifici economici, fisici, spirituali. La città di Melito, sta crescendo. L’ospitalità è stata perfetta. L’organizzazione anche. Non si lamentano incidenti, né feriti. Tutto liscio come l’olio!”. In semifinale, la Segato Viola, ha battuto di giusta misura lo splendido CSPR di Caulonia (1-0, goal di Bevilacqua, uno dei migliori della giostra) sorpresa del torneo. La Meridiana, ha avuto la meglio sulla San Pio X° di Catania(3-0, doppietta di Fazio e goal di Di stefano), che a dispetto del punteggio, ha reso dura la vita alla vincente. La finalissima alle ore 1700 del 30 marzo, è stata seguita da una cornice di hooligans e skinheads festanti e sportivissimi, che hanno sciorinato scroscianti applausi a scena aperta. Compresi mamme e papà, che hanno fatto en plein di brividi e souspences; felici e spensierati come un fanciullo dietro l’aquilone; emozionati come una collegiale al primo bacio. Gli assenti, non sanno che cosa si son persi; stavolta hanno davvero un torto marcio. Ci stava a pennello, la battuta più gettonata di Hollywood, “Francamente me ne infischio”, rifilata da Rhett Butler a Rossella O’Hara nella celeberrima pellicola “Via col vento”, magistralmente interpretata da Clark Gable e Vivien Leigh.
La Medidiana, ha illuminato il torneo “Domenico Surfaro”, Melito Cup; l’eliofania, ha diradato le residue nuvole, assicurando un clima ideale; il debutto delle mezzemaniche e della primavera incipiente. Il tappetino del “Saverio Spinella”, perfetto in ogni zona del campo, ha offerto prestazioni pregevoli sotto il profilo tecnico e tattico, ma anche agonistico e spettacolare. Partite per tutti i gusti e palati. Una nota doverosa per gli arbitri federali, Giuseppe Malaspina e Francesco Scopelliti, che abbiamo visto all’opera, ma che già conoscevamo per la loro competenza, esperienza e professionalità. Assolutamente perfetti ed equidistanti. Conoscitori ed applicatori del regolamento. Il calcetto affascina in maniera incredibile. Ce lo confessavano candidamente, a Villa San Giovanni, in uno stage di aggiornamento: Gino Idone, Stefano Archinà, Pino Russo, Ercole Vescio, Franco Falvo e Massimo Cumbo. Ha già appaiato il cosiddetto “calcio a 11”. Calcio champagne, partite effervescenti e schiumose, incontri con le bollicine. Uno spettacolo dentro lo spettacolo. Frizzante anche il maquillage ed il look dei piccoli campioni in erba che già scimmiottano i vari Totti, De Rossi, Pirlo, Gattuso, Buffon, Vucinic, Matri, Pato, Montolivo, Boateng, El Shaarawy, Balotelli, Zanetti, Milito, Palacio, Destro, Burdisso, Mauri, Amauri, Gilardino, Klose, Hernanes, Jovetic, Aquilani, Pizarro, Lavezzi, Cavani, Hamsik, Pandev, Almiron, Barrientos, Bergessio, Gomez, Doukara, Keko, Sorrentino, Miccoli, Munoz, Palladino, Lucarelli, Sculli, Viola, di quelli che ci vengono in mente d’acchito.
C’era perfino nelle file della Meridiana, Frisenna, un calciatorino che rassomigliava vagamente nel lifting, al fuoriclasse colombiano, Carlos Alberto Valderrama Palacio; ma soprattutto nello stile e nella classe. La cavalleria, regnava sovrana in campo e sugli spalti del Marosimone… cortesie, gentilezze, bon ton, galateo. Non era, quella ‘rusticana’ di compare Turiddu, Alfio, Santuzza, Lola, mamma Lucia…di Pietro Mascagni. La formula sulla falsariga dei mondiali ( sedici squadre, suddivise in quattro gironi; le prime due di ogni girone accedevano ai quarti di finale) con sorteggio per le semifinali, è stata vincente. I bigliettini, sono stati estratti da un cronista di nostra conoscenza, alla presenza di quattro rappresentanti, degli arbitri e del mitico Agostino Cassalia. Lo stesso, che poco prima degl’incontri, come di consueto, scripta manent, verba volant, ha letto ai protagonisti, per sommi capi, il bugiardino illustrativo del regolamento. Melius abundare quam deficere. La finalissima, è stata un vero e proprio scontro epico, che assomigliava vagamente alla “Battaglia di Canne” combattuta e persa dai Romani contro i Cartaginesi, guidati da Annibale. La Segato Viola, ( Zampaglione, Spanò, Marco Laganà, Davide Laganà, Domenico Laganà, De Marco, Moreno, Sgrò, Chirico e Bevilacqua) galvanizzata da mister Demetrio Sartiano (sorretta e sostenuta da Antonino e Demetrio Cassalia), ha messo in campo gli uomini migliori. Un dispositivo estremamente efficiente e funzionale. Non per caso, aveva agganciato la finale. Sebbene, nessuno potesse dire come Napoleone, nel Duomo di Milano…Dieu me l’a donnèe gare à qui y touchera.
Difesa rocciosa, ma non ricordava certamente il bunker del Padova di Nereo Rocco. Centrocampo infoltito di incontristi ed interdittori della manovra avversaria, ma anche in condizioni di filtrare bei palloni per le punte. Primus inter pares, l’allampanato Bevilacqua, gatto con gli stivali delle sette leghe, pericoloso come un “serpente con gli occhiali”, ha provato a sganciare, dalla sua rampa mobile, un paio di missili terra-aria della classe Pershing, Cruise e Patriot, ma la contraerea catanese prima ed il bunker a prova di bomba poi, hanno impedito guai peggiori. Gli avversari, non sono andati a babboriveggioli; né a patrasso. Avevano fatto tesoro del verso amletiano…to be or not to be, that is the question. Ma anzi, hanno restituito pan per focaccia. Due squadre di giganti e titani, che hanno lottato con lo spirito di Jean Valjean e Javert. Filibustieri nella baia di Maracaibo e pirati di Sandokhan la “Tigre della Malesia”. Si lottava all’arma bianca, se non con il coltello fra i denti. I ragazzi della Via Paal contro Rocco ed i suoi fratelli. L’invencible Armada di filippesca memoria (Cantarero, Finto, Di Stefano, Frisenna, Giuffrida, Fazio, Larosa, Lanzafame, Iuculano, Sottile e Santi), galvanizzata da Di Stefano (ma non è “Alfredo”) vaga rassomiglianza piuttosto con Alberto Ayala, che ha seminato il panico sulle fasce laterali, resisteva ai colpi di cannone, mortaio ed obice della panzer division e della panzerarmee e con Clift Montgomery, passava anzi alla controffensiva delle Ardenne. I campioncini scimmiottavamo gli adulti nelle movenze, nei gesti, nella postura. Invocavano perfino ( a quell’età) con la mani allungate in avanti e con le palme all’insù, lo scroscio del battimano, per…ricaricare le ‘batterie’. Ma non è solo “colpa” della TV. C’è di mezzo il costume. Nel finale thrilling e mozzafiato, la Segato schiacciava l’acceleratore a tavoletta. Anche perché i siculi, col risultato in cassaforte, blindato da Fazio El-buitre e Sottile, avevano tirato i remi in barca; oramai paghi del risultato; ed aspettavano granitici, come capitan Achab sulla tolda del Pequod, con l’arpione in mano per fiocinare Moby Dick…Adelante Pedro con juicio, se puede! Yes, we can! Ed otteneva il settimo Oscar per …Un posto al sole della gloria. Il diritto sacrosanto ed inviolabile di iscrivere il primo nome nell’albo d’oro del Torneo giovanile “Domenico Surfaro”. Un tesoro di ragazzo, pieno di vita, adorato dai suoi nonni (il poeta grecanico, Bruno Stelitano, gli ha dedicato una poesia struggente e malinconica)venerato dai suoi inconsolabili genitori, stroncato a soli quindici anni, da un destino crudele, nel primo pomeriggio del 22 aprile del 2005. E tutti, a strappare il verso a Mogol-Battisti; a chiedersi…”
Che anno è che giorno è/ questo è il tempo di vivere con te/ le mie mani come vedi non tremano più/ e ho nell'anima /in fondo all'anima cieli immensi/ e immenso amore/ e poi ancora ancora amore amor per te/ fiumi azzurri e colline e praterie/ dove corrono dolcissime le mie malinconie/ l'universo trova spazio dentro me/ ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è/ . Altro momento magico della manifestazione è stato la premiazione. Per lunghi minuti trofeo, coppe e medaglie, hanno fato belle mostra di sé e vetrina. Sullo sfondo, un lenzuolo bianco con l’effigie di Domenico e le firme dei compagni. Chi ha potuto si è sparato la posa con telefonini di terza e quarta generazione, i-phone, i-pad, video camere, foto-camere ecc.Gli ultras ed i contras accasciati sulla balaustra del “Saverio Spinella”, non si sono persi nemmeno una scena. Non c’era bisogno del lettino del dottor Sigmund Freud, per indovinare i sentimenti contrapposti che albergavano nel cuore dei campioncini in erba, sdraiati sul prato artificiale del Marosimone. Sotto i flash delle fotocamere, dei telefonini, i-pad e telecamere. Euforia ed entusiasmo, tre metri sopra il cielo, per l’apoteosi del trionfo in casa della Meridiana.
Gioia e soddisfazione malcelata, se non morale sotto i tacchi per i rivali, un muso di tapiro, lungo così. Nonostante l’anfitrione Agostino Cassalia…giocatore, capitano, allenatore, presidente, speaker, menager indorasse la pillola al microfono…”La Segato Viola è abituata al primo piatto, ma ogni tanto il…secondo non fa male.”. Figurarsi, il terzo posto a San Pio e Caulonia; non gli stava bene, nemmeno per sogno. A nostro avviso, non avevano tutti i torti. In effetti, il presidente Antonio Squillace e mister Francesco Simonetti ed i loro colleghi siciliani, si erano presentati alla rassegna con i migliori prodotti tipici locali. I loro dream-team, avevano espresso valori di prima grandezza. Sia nelle individualità, che nel collettivo. Non si può imputare sempre e comunque la mancata qualificazione alle parate magiche dell’uomoragno, per mascherare le proprie manchevolezze. Sbagli clamorosi sotto misura. Reti fatte. C’era solo da sospingere il pallone in fondo al sacco. Al posto di quei clamorosi ed incredibili lisci… bachata, merengue, salsa, rumba e macarena. Qualche formazione ha fallito i quarti di finale per le stesse ragioni…parate del Batman avversario, eccesso di precipitazione nei tiri a rete, imprecisione nelle conclusioni, poca dimestichezza col prater, tattica rinunciataria e così via. La festa è finita, ma gli amici di Domenico, aspettano pazientemente a bordo campo per entrare in azione; per ricordarlo a modo loro. Una partita dedicata a lui. Domenico Salvatore
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