Mariastella Gelmini
Un processo costruito come un castello di accuse che resistono a tutte le smentite e a tutti i costi: anche e soprattutto davanti a fatti e a testimonianze chiare e incontrovertibili. Tutto ciò che non fa parte del teorema viene infatti respinto come falso e per demolire la credibilità di un teste non si esita a definire, non senza una punta di razzismo, la cittadina italiana Karima El Mahroug, una giovane di “furbizia orientale”, a causa delle sue origini. Mi chiedo e ci chiediamo se l’immenso spreco di risorse dedicato a intercettare il privato e l’intimo di moltissime persone – di molte distruggendo la reputazione data in pasto ai media – possa ancora oggi, lontani come siamo dal Berlusconi Presidente del Consiglio che si tentava in ogni modo e con ogni mezzo di annientare, illustrare l’idea di una giustizia giusta. E non interessi piuttosto il popolo del gossip e gli irriducibili di una lotta politica condotta a colpi di PM schierati, come accade che avvenga ormai solo in Italia, scopertamente in una milizia politica che mesi or sono non si è neppure arrestata davanti al Capo dello Stato e che il popolo sovrano ha poi provveduto a spedire a casa.
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